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Pink Floyd: Ecco come hanno rivoluzionato la musica dal vivo

I Pink Floyd sono una band fondamentale per il mondo della musica moderna. L’apporto dei singoli membri nel loro ambiente è profondamente radicato, ma c’è qualcosa che i Pink Floyd hanno rivoluzionato, capace di andare oltre il prestigio delle loro straordinarie carriere. Per quanto l’opera dei Pink Floyd possa essere iconica, elevando esponenzialmente la caratura di un genere, già di per sé, eclettico, il modo che hanno avuto di proporre la loro musica dal vivo ha completamente stravolto i canoni stilistici su cui i concerti si basavano prima del loro avvento. Ciò che contraddistingue, da sempre, i Pink Floyd, è il loro ingegno. L’istrionismo del gruppo si basa sulla semplicità delle loro innovazioni. È con questa stessa semplicità che i Pink Floyd sono riusciti a rivoluzionare l’aspetto visivo dei live usando dei profilattici.

Gli albori dei Pink Floyd, comunque, sancirono una rivoluzione sperimentalistica ben più profonda nel loro stile musicale e nel loro stesso approccio alla musica. I pochi anni di Syd Barrett, infatti, furono segnati da uno slancio visionario fuori dal comune che, in pochissimo tempo, portò i Pink Floyd sulle luci della ribalta del movimento psichedelico dell’underground inglese. Era il 1966 quando i Pink Floyd hanno rivoluzionato il modo di fare musica dal vivo usando dei profilattici e, sostanzialmente, inventando l’esperienza immersiva a 360 gradi che, fino ad oggi, ha rappresentato il concerto Rock.

Le innovazioni dei Pink Floyd che hanno rivoluzionato la musica dal vivo

Gli spettacoli live dei Pink Floyd furono, nel corso degli anni, un motivo di grande vanto per i membri del gruppo che; nel momento in cui riflettevano sugli spettacoli passati, magari concedendosi alle penne dei giornalisti oppure ai microfoni delle stazioni radio internazionali, non potevano che ricordare con orgoglio il processo di innovazione che innescarono già nei lontanissimi anni ’60. Gli show dei Pink Floyd cominciarono a diventare un marchio di fabbrica, qualcosa che, per le persone, valeva la pena essere vissuto a più riprese; evitando di limitarsi ad affrontare i colori lisergici dei riflettori in una sola notte.

In ogni caso, ad assistere la band in questo processo di rivoluzione, ci fu il loro manager di allora, Peter Wynn Wilson. Fu proprio lui a proporre ai Pink Floyd di adottare oggetti di scena come gli specchi per definire a pieno la loro iconografia. Era la seconda metà degli anni ’60 e i Pink Floyd seppero distinguersi concretamente dagli altri artisti fautori della celeberrima British Invasion. Mentre gruppi come Beatles e Rolling Stones, infatti, tentavano di farsi strada nel mondo della psichedelia, i Floyd ne erano già un caposaldo. Ad oggi, l’industria risente ancora profondamente del modo con cui i Pink Floyd hanno rivoluzionato la musica dal vivo; spingendo gli artisti ad una costante ricerca delle innovazioni più stravaganti da portare sul palco; al fine connettersi al meglio con la platea, regalando spettacoli full-immersion straordinariamente orchestrati.

 

 

 

 

 

 

 

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