Jimi Hendrix rappresenta una delle icone musicali che maggiormente hanno ottenuto successo nell’ambito della storia della musica, e che per questo motivo sono amate da numerosissime persone, tra fan del genere e non. La morte di Jimi Hendrix ha rappresentato un momento molto triste e tragico per la storia della musica stessa, oltre che per la vita di un chitarrista statunitense che ha trovato la morte a soli ventisette anni; allo stesso tempo, la morte del chitarrista ha dato anche adito e inizio a tutte quelle speculazioni, con tradizioni e leggende che si sono sviluppate circa la morte di Jimi Hendrix, e che in qualche modo si riflettono nell’ultimo oscuro anno di vita dello stesso. Vogliamo parlarvene nel dettaglio, sottolineando tutte quelle realtà, soprattutto ideologiche e culturali, che hanno riguardato Jimi Hendrix nell’ultima parte della sua vita.
Le difficoltà di Jimi Hendrix nel suo ultimo anno di vita
Nel parlare dell’ultimo anno di vita di Jimi Hendrix, non si può che sottolineare quella grande oscurità che ha dominato i trascorsi dello statunitense, prima di una morte che, secondo referti medici, sarebbe stata causata da un cocktail letale di farmaci, alcol e droga, che sarebbe stato fatale per il chitarrista: l’ultimo anno di vita di Jimi Hendrix è stato caratterizzato da quella paradossale condizione di negatività che prova un uomo di grandissimo successo, talvolta schiavo di quella sua grande celebrità che lo rende tutt’altro che libero.
Allo stesso tempo, non si poteva non guardare a quelle contraddizioni che avevano portato un chitarrista, che aveva sempre lottato nella prima parte della sua vita per affermare gli ideali di libertà e uguaglianza, a rapportarsi ad un pubblico molto più elitario e dottrinale di quanto si potesse credere, soprattutto a causa di una gestione, da parte di manager e addetti ai lavori, che non guardava fatto quella pretesa ideologica che Jimi Hendrix aveva, ma che tramutava qualsiasi discorso in mero denaro. Per questo motivo, Jimi Hendrix aveva maturato, nell’ultima parte della sua vita, un nuovo modo di fare e concepire musica, che potesse esprimere quanto più possibile qual era la sua idea di arte e di cultura, e allo stesso tempo lo allontanasse da quella situazione che l’aveva ormai reso schiavo.
Le pressioni e le angosce di Jimi Hendrix
Volendo effettuare una narrazione cronologica degli eventi che hanno riguardato l’ultimo anno di vita di Jimi Hendrix, si potrebbe partire dal festival di Woodstock, che l’ha consegnato alla storia con la sua celebre esibizione, con un numero di spettatori notevolmente ridotto ma, allo stesso tempo, fortemente impegnato ad ascoltare e godere dell’esibizione dello statunitense.
Successivamente, a seguito di un momento che aveva promosso la cultura, l’amore e la libertà, Jimi Hendrix fu pressato notevolmente da tutti quei desideri discografici che lo volevano protagonista di un nuovo album con almeno nove canzoni, che sarebbe dovuto essere consegnato in breve tempo. Il desiderio e l’ambizione di Jimi Hendrix di realizzare un progetto politico non piacque affatto al suo manager, che nulla comprendeva di politica ma che, allo stesso tempo, voleva tramutare in mero denaro quella espressione artistica che Jimi Hendrix non riusciva più a rendere semplicemente attrattiva e bella esteticamente, mancando la materia prima della sua musica.
La frustrazione di Jimi Hendrix divenne sempre più potente nel corso dell’anno, tanto che aveva addirittura maturato la convinzione di abbandonare la sua casa discografica e il mondo della musica in generale. Una delle sue ultime dichiarazioni è stata incredibilmente profetica, e ha riguardato la possibilità di abbandonare un mondo che ormai detestava prima di compiere 28 anni: “Non sono sicuro che vivrò fino a 28 anni. Voglio dire, nel momento in cui sento di non avere più niente da dare musicalmente, non sarò più in giro sul pianeta, a meno che non abbia moglie e figli; altrimenti non ho niente per cui vivere. “