La chitarra ha sempre rappresentato il punto nevralgico del sound delle più grandi band protagoniste nella storia del Rock. Sebbene l’immaginario collettivo voglia in primo piano un frontman carismatico e dalla presenza scenica travolgente, il fascino della chitarra elettrica esercita, se nelle mani giuste, un impatto ancor più profondo sugli ascoltatori di quanto ne possa essere esercitato dagli altri componenti del gruppo, ivi compreso il cantante. Spesso i riff su cui i grandi chitarristi mettono la firma sono ciò che rimane maggiormente impresso nel cuore e nella mente degli ascoltatori.
Nel corso degli anni, diverse band hanno scalato la vetta delle classifiche internazionali attraverso l’opera dei loro chitarristi. Talvolta, i gruppi hanno riposto troppa speranza nelle doti e nell’audacia degli eroi della sei corde che avevano tra le loro file. Mentre alcune band avevano, già di per sé, delle basi solide, altre venivano spesso definite, addirittura, terribili senza i loro chitarristi a rivestire di brillantezza i loro brani. Che si tratti del fascino dello strumento o delle loro mirabolanti doti, sono innumerevoli le volte in cui i chitarristi hanno salvato la reputazione delle band in cui militavano. In quest’articolo, abbiamo deciso di raccogliere alcuni grandi nomi del Rock, chitarristi straordinari che hanno prestato servizio a band terribili, particolarmente mal volute da critica ed appassionati.
5) Keith Nelson – Buckcherry
I Buckcherry non si sono mai realmente affermati sulla scena di Los Angeles a causa del ritardo con cui hanno fatto capolino sul panorama musicale dei loro anni. Il sound dei Buckcherry è il frutto di una commistione di stili già ampiamente padroneggiati da grandi protagonisti del Rock come Motley Crue e Guns N’Roses; il fatto che il loro sound affondasse così profondamente le radici in qualcosa di già sperimentato e ripetutamente ascoltato, portò i Buckcherry ad essere etichettati come un gruppo caricaturale. L’opera chitarristica di Keith Nelson, però, ha spesso permesso alla band di emergere, specie sul palco. Il suo, è un playing personale e travolgente che arrivò ad interessare personalità immense come quella di Slash che, più volte, affermò di averlo voluto tra le file dei Velvet Revolver.
4) Wes Borland – Limp Bizkit
I Limp Bizkit sono una delle band più controverse e, in alcuni casi, oggettivamente terribili nella storia della musica moderna. Ciò nonostante, i Bizkit hanno cavalcato la cresta dell’onda per lungo tempo negli anni d’oro del Nu Metal. La band di Fred Durst ha sempre potuto contare, però, sul genio di Wes Borland. Il chitarrista dei Limp Bizkit ha sempre mostrato un approccio completamente diverso sullo strumento rispetto a quello degli altri colleghi che annoveravano le scene del loro tempo, rivelandosi sempre un passo avanti a tutti. Wes Borland rappresenta uno degli esempi lampanti di chitarristi geniali che hanno salvato band altrimenti terribili.
3) Johnny Buckland – Coldplay
Da molti indefinibili come una Rock Band, i Coldplay hanno deciso, anni fa, di abbandonare le atmosfere più Heavy della musica, in favore di melodie catchy e linee orecchiabili. Sebbene il dibattito sull’opera dei Coldplay sia, a tutt’oggi, dei più accesi; il loro apporto sul panorama musicale contemporaneo è innegabilmente dei più profondi. Per quanto possa sembrare paradossale, comunque, il playing di Johnny Buckland alza di molto l’asticella nell’opera dei Coldplay. Particolarmente influenzata dal suo chitarrista, la band di Chris Martin brilla sotto quest’aspetto per l’eclettismo dimostrato da Buckland che, sebbene non sia un virtuoso del suo strumento, è capace di costruire scenari musicali meravigliosi che si sposano alla perfezione con il mood generale dei brani dei Coldplay.
2) Dean DeLeo – Stone Temple Pilots
Gli Stone Temple Pilots sono sempre stati al centro di numerose discussioni. La loro opera è delle più controverse, venendo da molti considerata come la cosa peggiore che potesse capitare alla scena Grunge degli anni ’90. Catchy ed orecchiabili, gli Stone Temple Pilots non collidevano con gli ideali proposti dal Grunge come movimento culturale; inoltre, il loro frontman, Scott Weiland, veniva da molti definito come una parodia di Eddie Vedder. Il playing di Dean DeLeo, però, riuscì a rivestire di nuovo lustro l’opera degli Stone Temple Pilots. Mentre gli altri chitarristi che annoveravano la scena si ispiravano a generi come il Blues e l’Hard Rock, il playing di DeLeo affondava le radici in generi impegnati come il Jazz e la Fusion, tessendo interessanti tappeti melodici nei brani della band.
1) Mark Tremonti – Creed
I Creed vengono oggettivamente definiti terribili sin dai loro esordi, il loro, però, è uno dei chitarristi più grandi di tutti i tempi. Mark Tremonti riuscì ad elevare la figura apparentemente irrecuperabile di una band dal sound mercificato e, a tratti bigotto, su cui il mondo del Web ha ampiamente speculato; scagliando pesanti illazioni e provocazioni tristemente reali. Lo stile di Mark Tremonti, aggressivo e virtuoso, rende il chitarrista una leggenda della sei corde dei nostri tempi. La sua opera è delle più brillanti dell’ultimo ventennio, come dimostra, ad esempio, la sua militanza nei formidabili Alter Bridge, accanto a Myles Kennedy.