Vediamo insieme quella volta che nel 2018 Mike Shinoda commosse il pubblico con un omaggio a Chester Bennington. Era il festival di Reading e Mike Shinoda aveva deciso di fare la canzone dei Linkin Park In The End. aveva detto di essere debitorie dei fan e del pubblico presente che lo aveva molto aiutato. Per lui era stato difficile andare avanti e solo i fan erano riusciti ad aiutarlo. Quel tributo fu molto profondo e sentito e di fatto lo rese un po’ triste, ma al contempo speranzoso per il futuro. Il legame personale con la musica è qualcosa di fortissimo e può dare gioie e dolori e il pubblico quel giorno lo aveva capito benissimo.
Il ricordo di Mike Shinoda su Chester Bennington
Il dolore per la perdita di un membro di un gruppo è sempre qualcosa di duro, sia per il pubblico che per gli altri membri.. In questo discorso molto profondo, il pubblico si commuove apertamente e applaude varie volte Mike Shinoda dando tutto l’apprezzamento possibile. I veri appassionati di musica sono lì, davanti a lui, davanti al fondatore dei Linkin Park per ricordare che la musica dei Linkin Park non finirà mai finché vive nei fan. Vedere poi lo stesso Shinoda commuoversi è qualcosa di profondo, ancor più della sua richiesta al pubblico di cantare la parte di Chester Bennington. Quella volta, Mike Shinoda commosse il pubblico con un omaggio a Chester Bennington e fu indimenticabile.
La personalità di Chester Bennington secondo Mike Shinoda
Mike Shinoda aveva già detto che la vera anima dei Linkin Park era proprio quella di Chester Bennington, il suo ex membro della band. Shinoda aveva detto che Chester era una persona particolare e aveva affermato: “Con alcune persone, era superficiale, e con altri, lo sentivi dire loro cose folli. Come quando sei seduto accanto a qualcuno su un aereo, lo sentivi dire tutte le cose che non bisogna dire, quella da non dire un’altra persona su un aereo. Era una cosa strana. Aveva questi momenti di apertura e di immedesimazione infantile. Bennington era “molto casinista” e aveva una “personalità forte”. Scherzavamo sul fatto che poteva andare ovunque e fare amicizia con tutti nel posto. Era solo una persona amante del divertimento, ma era anche complicato”.
La fine di Chester Bennington
Shinoda aveva detto che Bennington era un tipo di persona che poteva essere “veramente calda” o “fredda” su determinati argomenti, inclusi i film. Bennington dava spesso le sue personali recensioni sui film che amava e che odiava. Ricordiamo che Chester venne trovato morto all’età di 41 anni nella sua casa di Palos Verdes Estates, in California. Quattro giorni dopo, l’ufficio del coroner della contea di Los Angeles aveva confermato a People che Chester Bennington era morto per suicidio volontario. I risultati dell’autopsia e della tossicologia avevano mostrato che nel sangue c’erano sia alcol che MDMA (o ecstasy).
Shinoda va avanti
Shinoda ha ammesso che la morte di Chester è stato uno dei motivi per cui voleva far carriera da solo e per cui è nato il suo album, Post-Traumatic. Ha spiegato che tutto ciò lo ha aiutato a “tirarsi fuori un po’ da quel caos” e gli ha persino permesso di riguadagnare un “piccolo controllo sulle sue intenzioni”.