Su La Domenica del Corriere del 1974 Fabrizio De André venne intervistato a proposito della politica e della musica. Fu una intervista molto spontanea e tranquilla, se consideriamo che il cantautore non amava molto parlare di sé. Tra le altre cose, in questa intervista emerge la polemica tra Fabrizio De André e Giorgio Gaber, anche se bisogna precisare che il primo non ha mai voluto effettivamente prendere parte alla polemica, non ufficialmente, ma già dichiarando di non volendo ha di fatto risposto.
Cosa accomuna Giorgio Gaber e Fabrizio De André?
Sicuramente si tratta di due artisti spesso confrontati ed accostati non per giustapposizione, ma a ragion veduta. Entrambi cantautori, con contenuti differenti ma spesso con scopi simili. La musica di entrambi si rivela molto vicina alla cura formale letteraria, spesso alla poesia. La componente politica è spesso presente ed anche una forte critica sociale. Essendo quello di Gaber un Teatro Canzone, la parola è più immediata, meno costruita ma comunque con un registro alto. D’altra parte De André scrive ballate e poesie vere e proprie, in cui il pubblico va in secondo piano. Per quanto riguarda la politica, De André è stato spesso considerato pieno di contraddizioni, come anche Gaber che, anarchico, andò a votare solo quando si candidò la moglie perché dichiarò di avere nuovamente fiducia. Nell’intervista Faber parla anche di politica. E ti sei iscritto a un partito di sinistra? Gli si chiede e spiega di no, perché il sentimento collettivo riguarda pochissime persone. Si prospetta molto pessimista sulla società, cosa che ci ricorda l’ultimo Gaber.
La risposta alle dichiarazioni di Gaber
Giorgio Gaber ha detto che tu usi un linguaggio da liceale che si è fermato a
Dante, che fai dei bei temini, ma non si riesce a capire se sei liberale o
extraparlamentare. Cosi gli chiede l’intervistatore, che spiega che De André effettivamente prende tempo per poi dire:
Queste polemiche mi seccano terribilmente e ho rifiutato sino ad oggi di rispondere: con tutti. Io stimo e ammiro Giorgio e mi spiace che lui, che si dichiara comunista, sia andato a raccontare queste cose al primo giornalista che ha incontrato. Poteva telefonarmi, farmi le sue osservazioni: ne avremmo discusso, ci saremmo confrontati.
Così, invece, ha svilito ancora di più un mondo già tanto criticato. La canzone è
considerata un’arte minore e i livori di Gaber non le fanno bene. Montale non ha mai polemizzato con Ungaretti. Io invece non considero la canzone un’arte minore: Orfeo parlava con la lira, Pindaro con la cetra, Cecco Angiolieri aveva degli “uditori” perché s’esprimeva accompagnandosi col liuto. Non esistono arti minori ma artisti minori o maggiori. Bob Dylan o Brassens hanno significato qualcosa di più di certi crostaroli spacciati per gran pittori. Ecco perché non voglio rispondere a Giorgio, polemizzare.
Questa risposta, che riflette benissimo il carattere del cantautore genovese, non lascia spazio ad altre domande. Sicuramente sono stati entrambi due grandi artisti che ci mancano e che ancora amiamo.