Cosa successe il 5 giugno 1975?
Erano in fase di registrazione, i Pink Floyd, il 5 giugno del 1975. Stavano realizzando Wish You Were Here, uno degli album della loro consacrazione, uno degli album più belli di sempre. L’album dedicato a Syd Barrett, il Crazy Diamond che gli altri membri della band non avevano mai dimenticato dopo il suo abbandono. Si trovavano ad Abbey Road, i Pink Floyd: tra gli studi di registrazione più importanti di sempre, divenuti celebri certo per i Beatles, ma che hanno visto la presenza, tra le loro mura, di Pink Floyd, Iron Maiden, Oasis, Muse, U2, Deep Purple, Radiohead, Queen e tanti altri nomi illustri. E’ un anniversario importantissimo, quello che oggi vale la pena di ricordare ancora una volta.
I Pink Floyd stavano registrando proprio quei brani dedicati a Syd Barrett quando, quest’ultimo, si presentò all’interno degli studi. Ma non era più il Syd Barrett che i Pink Floyd ricordavano e che non vedevano più da lungo tempo: non era più quel Syd Barrett smilzo, coi capelli lunghi e disordinati, dallo sguardo quasi sofferente e ipnotico. Il Syd Barrett che entrò all’interno degli studi di Abbey Road era visibilmente differente: obeso, calvo, il suo sguardo perso e stralunato. Era così tanto irriconoscibile che i suoi stessi ex compagni di band stentarono a riconoscerlo. E così fu, per i primi minuti: sembrava una persona estranea, eppure era la stessa a cui, i brani che la band stava registrando, erano dedicati.
Syd Barrett: il diamante grezzo, non il diamante pazzo
Sembrò essersi svegliato da un lungo sonno che durava anni, Syd Barrett. Chiese ai suoi compagni di band a che punto fossero con la registrazione e quando iniziasse la sua parte. Non si sa bene in che punto della storia reale subentra il leggendario, ma ci piace pensare che con l’animo fosse ancora lì, Syd, voglioso di continuare con i Pink Floyd, la sua band, la band il cui nome gli era stato suggerito dagli alieni. C’è chi, dall’altro lato, scoppiò in un copioso pianto, quasi fosse sua la colpa di ciò che stava osservando. Chi, invece, decise di fargli ascoltare Shine on You Crazy Diamond, il pezzo a lui dedicato.
Quello stesso Crazy Diamond che, per troppo tempo, è stato interpretato con “diamante pazzo” ma che, in questa definizione, non trova pace. Se ne resero conto i Pink Floyd stessi, che dissero di aver compiuto un errore nel cercare di far curare Barrett, al fine di uniformarlo in una realtà di cui non poteva – e non voleva – far parte. Forse la pazzia di Barrett è una spiegazione troppo poco complessa, troppo poco esauriente per capire un animo e una personalità che viveva in una complessità forse troppo poco capita.