Nell’ultimo periodo l’ordine degli Stati Uniti si è complicato a causa di una tragica morte. Il 25 Maggio 2020 George Floyd ha infatti perso la vita durante il suo arresto. Gira ovunque il video in cui si vede il poliziotto premere con il ginocchio sul suo collo, mentre lui ripeteva “I can’t breathe“, ovvero non riesco a respirare. George Floyd era un uomo di pelle nera, informazione che specifichiamo non perché faccia la differenza o per razzismo, ma in quanto questa morte sembra riproporre scenari di violenza della polizia verso le persone nere, la cui vita spesso viene considerata di minore importanza. A peggiorare le cose, le posizioni del Presidente Trump che ha fatto duramente reprimere anche le proteste pacifiche. Una reazione del popolo ed in generale dell’opinione pubblica era inevitabile.
Il movimento #blacklivesmatter
A partire da questo evento, su cui le indagini sono ancora in corso, ma che più che mai sono compromesse dalla situazione socio-politica americana, sono partite diverse proteste con lo slogan “Black Lives Matter”, ovvero “Le vite dei neri contano“. Sul web ed in particolare su Twitter qui in Italia si spinge la gente a parlarne, per non far rimanere senza voce delle persone spesso perseguitate. Allora l’hashtag blacklivesmatter si è sempre più diffuso. Tantissimi i disegni, le illustrazioni e le parole in tutto il mondo per un evento che, in piena pandemia, riporta l’attenzione non tanto sui danni del virus, quanto sui danni che a volte l’uomo può fare a se stesso. Tra le canzoni riportate per sottolineare l’importanza del movimento ed i suoi principi vi è They Don’t Care About Us, brano di Michael Jackson che tratta proprio il tema del razzismo.
They Don’t Care About Us e la lotta contro il razzismo
La canzone è un singolo tratto dall’album HIStory: Past, Present and Future – Book I del 1996. Procurò per alcuni elementi a Michael Jackson stesso accuse di razzismo: infatti, utilizza il termine “kike” per indicare gli ebrei e si tratta di un termine fortemente dispregiativo in lingua inglese, ma il re del pop ha chiarito che non voleva essere usato come insulto in quel senso. Michael Jackson ha spiegato che con questa canzone si schiera contro qualsiasi forma di razzismo, rappresenta quindi l’uomo bianco, l’uomo nero, l’ebreo, il cattolico, ecc. chiunque, per giungere alla medesima conclusione: non devono esistere discriminazioni. Per questo, vengono citati Frank Roosevelt e Martin Luther King.
L’attualità del testo
Il testo del brano risulta profondamente attuale proprio per queste citazioni. Si lega all’avvenimento se pensiamo che dice proprio Sono la vittima della brutalità della polizia adesso. In generale tutta la canzone mette in evidenza il menefreghismo di una società scorretta che esclude determinate categorie di persone solo per il proprio tornaconto. La rabbia di Michael Jackson che si vede sia nei video sia nella voce è il simbolo di una reazione necessaria nei confronti di un sistema che non si occupa di tutti e che spesso è ingiusto.
You can never break me
Will me, thrill me
You can never kill me
Sue me, Sue me
Everybody do me
Kick me, kick me
Don’t you black or white me
They don’t really care about us
All I want to say is that
They don’t really care about us!
I due video ufficiali che fecero scandalo
A questo proposito, sono illuminanti i due video ufficiali. Entrambi realizzati dal regista Spike Lee, il primo vede Michael Jackson all’interno di una prigione ed aveva diverse scene di violenza, che fecero in modo che venne proposto pochissimo. Per questo venne girato un secondo video in Brasile, di gran lunga più riproposto. Tuttavia, anche questo video fu abbastanza problematico: le autorità furono abbastanza contrarie in quanto mostrare immagini di abusi sulle persone avrebbe creato una “pubblicità negativa” al Paese che si preparava ad ospitare le olimpiadi. Eppure, il video si fece ed ebbe una grande rilevanza nella favela di Santa Marta e contribuì a migliorare la sua situazione. Ed ora, dopo 25 anni, questa canzone è tornata ad essere attuale.