In una nuova e significativa intervista, l’ex manager dei Nirvana ha avuto modo di sottolineare molto di quanto fosse proprio del carattere e della personalità di Kurt Cobain; l’ex leader dei Nirvana, infatti, è sempre stato conosciuto – oltre che per il suo incredibile talento – anche per una personalità certamente poco convenzionale, anche nel mondo della musica e del rock in generale. Per questo motivo, molto spesso è stato difficile capire alcune delle sue scelte, o molti dei suoi progetti. A parlarne in modo compiuto è stato proprio Danny Goldberg, l’ex manager dei Nirvana che ha sottolineato tanto di quanto fosse oggetto dei nostri interrogativi. In particolar modo, il manager ha parlato di quale fosse il più grande sogno di Kurt Cobain.
L’ex manager dei Nirvana parla di Courtney Love
Nel parlare di Kurt Cobain, l’ex manager dei Nirvana ha sottolineato quale fosse il ruolo di Courtney Love nella vita del leader dei Nirvana, guardando anche a quell’odio che molto spesso viene mosso nella cantante statunitense: «Già, ma loro si amavano tantissimo. Io sono stato testimone di quell’amore. Kurt l’adorava. Avevano entrambi grandissimi problemi di droga, entrambi venivano da infanzie complicate, entrambi provavano rabbia: si capivano. Posso dire che non l’ho mai visto felice come quando è nata la loro Frances, nonostante il periodo difficile che stessero vivendo».
E ancora: «Era appena uscito l’articolo su Vanity Fair America in cui veniva detto che durante la gravidanza Courtney Love avrebbe fatto uso di eroina. Da genitori avevano paura che i servizi sociali gli togliessero la bambina, da quel momento Kurt diventò ancora più paranoico nei confronti dei media e del successo».
Le parole di Danny Goldberg su Kurt Cobain
Nel corso della sua intervista, Danny Goldberg ha avuto modo di concentrarsi più nello specifico sulla figura di Kurt Cobain, approfondendo molti temi, da quello artistico a quello umano. In particolar modo, a proposito del leader dei Nirvana il manager ha detto: «Era tantissime cose. Soprattutto un genio. Scriveva da Dio, aveva visione artistica. Era anche un uomo buono, ricordo la dolcezza che riservava alla mia famiglia, i sorrisi che faceva alla mia bambina. Era un femminista, odiava le ingiustizie. Univa nella sua persona sesibilità, arte, e un’etica del lavoro pazzesca. Per esempio, per registrare Nevermind, ha passato in studio due mesi, chiuso otto ore al giorno in sala di registrazione alla ricerca della perfezione».
A proposito della sua personalità, invece: «Era depresso da molto prima che arrivasse la fama. La sua depressione viene dal passato, il divorzio dei genitori ha rotto qualcosa dentro di lui che in adolescenza si è trasformato in dolore puro e poi in arte. Certo, non gli piaceva che i giornalisti lo rincorressero, non gli piaceva l’assedio dei fan, ma voleva avere successo. Cobain ha fatto il miracolo: ha portato i suoi messaggi e la sua musica che provenivano dalla cultura punk al mondo. A tutti».
Nell’ambito della sua trattazione, l’ex manager dei Nirvana ha anche sottolineato quale fosse il più grande sogno di Kurt Cobain, che era tramutato in un progetto che la band voleva portare avanti: «Kurt aveva parlato con Michael Stipe dei R.E.M. e pensavano di fare qualcosa insieme, ma non c’è stato tempo».