Grazie al loro inconfondibile sound, gli Slipknot si sono imposti, sin dai loro esordi, come una band di spicco nella dilagante scena Nu Metal degli anni d’oro. Un Alternative Metal spropositato e, assolutamente, senza mezze misure. Sound violenti che strizzavano l’occhio ai grandi del genere, pur delineando una prorompente identità artistica.
Il carisma dimostrato dai nove del nodo, non solo attraverso la prepotenza e la crudezza dei loro brani, ma anche, dalla loro teatralità sul palco; a partire dalle figure dei singoli membri del gruppo. Ormai iconiche le maschere tetre che designano i tratti più oscuri e reconditi dei caratteri dei componenti della band, le tute industriali, col tempo rimpiazzate da divise sempre più inquietanti e dal mistero nel quale, almeno nei primi anni, erano avvolte le vite dei nove; rappresentati sul palco da un numero dallo 0 all’ 8.
Gli Slipknot continuano, ancora oggi, ad esercitare la loro egemonia sul panorama musicale moderno; ergendosi come fautori di un genere che, pur ritrovando un carattere spiccatamente mainstream; non rinnega assolutamente le sonorità distruttive e nichilistiche simbolo del Metal più puro. In questo articolo, rendiamo omaggio all’iconica band dell’Iowa, raccontando delle loro origini e del legame indissolubile che li ha stretti al famigerato cappio.
Come si sono formati gli Slipknot?
Risale al 1993 la prima formazione degli Slipknot che sorse per iniziativa di Shawn Crahan, Joey Jordison, reclutato, apparentemente, in modo forzato, quando dei musicisti si avvicinarono a lui mentre lavorava in stazione nel cuore della notte e Paul Gray. Primo cantante della band fu Anders Colsefini, alla chitarra, invece, figurava Donnie Steele.
Il gruppo cambiò nome molte volte, passando da Ones a Pyg System a Meld per poi, scegliere stabilmente, Slipknot, in italiano “nodo scorsoio”, con cui hanno consacrato la loro opera all’eterno. Era il 1995 quando gli Slipknot pensarono di aver raggiunto una formazione fissa, pubblicando nel 1996, il loro primo demo, Mate. Feed. Kill. Repeat., che fu distribuito in sole mille copie. All’epoca, la band non riscosse l’agognato successo, non destando l’interesse delle label che non reputavano i loro testi all’altezza.
Fu in quello stesso anno che avvennero molti cambi di formazione. Chris Fehn arrivò alle percussioni, Craig Jones che, fino ad allora, aveva sostituito Steele alla chitarra, si spostò alle tastiere, Corey Taylor e Mick Thomson fecero la loro comparsa alla voce e alla chitarra, successivamente si aggiunse anche il Dj Sid Wilson. Poco dopo, Colsefini, Steele, Darner e Welts si separarono dagli Slipknot.
L’iconografia della band nacque nel 1997, da un’idea di Shawn Crahan che propose di esibirsi dal vivo indossando una maschera. In quello stesso anno la Roadrunner aprì le trattative per scritturare i nove del nodo. L’anno seguente, registrarono Slipknot Demo, contenente il singolo Wait And Bleed. Iniziò così il cammino degli Slipknot con la Roadrunner Records.
Il successo della band e le tragedie incombenti
Sin dal 1999, anno di uscita dell’omonimo album di debutto, gli Slipknot furono travolti da un enorme successo. Josh Brainard, chitarrista del gruppo, lasciò gli Slipknot per motivi personali poco prima che l’album uscisse. Al suo posto, entrò l’allora chitarrista degli Stone Sour, gruppo parallelo di Corey Taylor, Jim Root. I lavori successivi della band rimarcheranno ancora di più la loro posizione.
Da Iowa del 2001, loro capolavoro a We Are Not Your Kind, ultimo album, che ha irrotto nelle classifiche di tutto il mondo; segnando il grande ritorno sulle scene dei nove del nodo, esenti dal panorama discografico dal 2014. Eppure, la vita dei membri della band racchiude immani sofferenze che, pur avendo presumibilmente, contribuito alla creazione del sound violento e distruttivo con cui si sono contraddistinti; ha recato danni critici agli individui dietro la maschera, apparentemente, inscalfibile.
Nel 2010, la band venne colpita dalla prima catastrofe irreparabile. Il loro bassista Paul Gray morì a causa di un’overdose. Gray non era solo il bassista degli Slipknot. Crescere in una comunità ristretta come Des Moines in uno stato conservatore degli Stati Uniti significa, per dei giovani di bassa estrazione sociale, costruire dei legami indissolubili. Il decesso di Paul Gray fu uno strazio per gli altri membri del gruppo.
In tempi assolutamente non sospetti, all’alba dello straordinario successo dell’ultimo album della band, la figlia ventiduenne di Shawn Crahan morì a causa di un’overdose accidentale. L’immenso dolore provato da suo padre, fu esorcizzato solo grazie alla sua passione per l’arte e per la musica. Shawn ha ringraziato i fan della band attraverso un elegante post su Facebook.
Gli incidenti avvenuti ai concerti degli Slipknot
Un tragico scherzo del destino vede tre persone defunte nel corso degli anni agli spettacoli dal vivo degli Slipknot. Un giovane ventunenne venne stroncato da un arresto cardiaco nel 2005. Nel 2009, durante un live nella loro città natale, un membro dell’entourage del gruppo collassò improvvisamente, presumibilmente per le stesse cause fatali al giovane sopracitato.
Nel 2019 un sessantaduenne è stato colpito in modo eccessivo durante un mosh-pit, collassando al suolo. Lo staff è stato incapace di soccorrerlo a causa della calca troppo fitta. Un episodio simile stava per accadere a San Bernardino, in California, ma fortunatamente, Corey Taylor ha intercettato il ferito tra la folla, fermando il concerto.
Non solo i fan sono rimasti irrimediabilmente coinvolti in episodi critici durante gli spettacoli dei nove del nodo. Le loro esibizioni, infatti, sono famigerate per la pericolosità e l’instabilità dei membri sul palco. I componenti della band erano soliti darsi fuoco a vicenda. Mentre un numero più o meno abituale di Shawn Crahan, rischiò di essergli fatale.
Il percussionista, infatti, era solere farsi colpire dal pubblico mentre si nascondeva in un barile. Durante un concerto, però, nel recipiente era stata aggiunta dell’acqua; il musicista non riuscì a liberarsi, rischiando il soffocamento. Crahan si liberò dalla trappola mortale solo all’arrivo dei soccorsi, 35 secondi dopo.