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Perché i cantautori come Giorgio Gaber sono sempre attuali?

Se i cantautori classici italiani sono ancora attuali e continuiamo ad ascoltarli, la ragione è semplice: l’analisi della società che fanno è sempre illuminante. Tra questi, sicuramente nessuno ha descritto la nostra società come Giorgio Gaber. Grande cantautore, ma anche tra i primi interpreti del rock and roll italiano, in quanto alla fine degli anni 50 diede prova di essere un grande chitarrista.

I cantautori italiani sono patrimonio della nostra cultura

Il cantautorato italiano è uno dei generi più longevi e diffusi della nostra musica. Attualmente tutti cantautori italiani si sono ispirati ai classici di questo genere, molti dei quali purtroppo ormai scomparsi. Tra questi, ovviamente, gli esponenti della così detta scuola genovese come Fabrizio De André e Luigi Tenco. Un’altra scuola di cantautori italiani è quella milanese, i cui maggiori esponenti furono Enzo Jannacci e Giorgio Gaber. Ritroviamo molto spesso i testi dei nostri cantautori nelle nostre antologie scolastiche e, sebbene spesso musicalmente siano ripetitive, le loro canzoni sono pietre miliari della nostra cultura.

Giorgio Gaber attualissimo critico della società

Gaber è stato ideatore insieme a Sandro Luporini del così detto Teatro Canzone. Infatti, in un primo momento della sua carriera Gaber si dedica alla televisione, in cui però vive estremamente male la censura. All’epoca era censurabile anche qualcosa di per noi insignificante, come una pernacchia. Quando Gaber inizia a dedicarsi al teatro è invece più libero: da solo, con una sedia e il pubblico, a cantare le sue canzoni e recitare i suoi monologhi.

Il signor G (il suo alter ego) analizza ogni aspetto della nostra società, fa satira politica e si diverte a criticare l’uomo moderno. Questo senza nessuna arroganza o qualunquismo: Gaber riflette sulle problematiche non ergendosi a maestro di vita o giudice, ma crescendo lui per primo insieme al pubblico.

“È cambiarsi davvero, è cambiarsi di dentro che è un’altra cosa

Un’idea un concetto un’idea
finché resta un’idea è soltanto un’astrazione
se potessi mangiare un’idea
avrei fatto la mia rivoluzione”. 

– Giorgio Gaber, Un’idea

Gaber propugna l’ideale di una società piena di illusioni e di difetti, ma che nonostante questo mantiene la forza dell’uomo, del suo pensiero e della sua possibilità di miglioramento. Ad esempio nel monologo La paura, racconta di un uomo terrorizzato nel bel mezzo della notte perché teme che uno sconosciuto gli faccia del male: quando arriva vicino a lui, invece, quell’uomo di cui aveva così tanta paura, gli sorride. Gaber parla di appartenenza ed empatia, vuole insegnare o meglio imparare e poi condividere l’idea di una società in cui gli uomini sappiano essere davvero uomini.

Una generazione di ideali che non esistono più

Durante l’ultimo periodo della sua carriera, tuttavia, Gaber muta completamente il proprio stile: non vi è più la simpatica ironia, ma l’amarezza di una società che non lo rende felice, che non approva. Tutto questo si esprime nell’album La mia generazione ha perso. Il centro di ogni canzone è sostanzialmente il malcostume in cui dilaga la società italiana, a cui si contrappone un passato di valori ben più solidi.

“Non mi piace chi è troppo solidale
e fa il professionista del sociale
ma chi specula su chi è malato
su disabili, tossici e anziani
è un vero criminale.
Ma non vedo più nessuno che s’incazza
fra tutti gli assuefatti della nuova razza
e chi si inventa un bel partito
per il nostro bene
sembra proprio destinato
a diventare un buffone.

Ma forse sono io che faccio parte
di una razza
in estinzione.

La mia generazione ha visto
le strade, le piazze gremite
di gente appassionata
sicura di ridare un senso alla propria vita
ma ormai son tutte cose del secolo scorso
la mia generazione ha perso”.

– Giorgio Gaber, La razza in estinzione

L’album è una delle tante dimostrazioni del grande senso critico che il genere del cantautorato nel suo massimo splendore può trasmettere ai suoi ascoltatori. Brani come Destra-sinistra che sfotte le discriminazioni politiche sono illuminanti ed è così che in generale i cantautori rimangono attuali ed immortali.

“Tutti noi ce la prendiamo con la storia
Ma io dico che la colpa è nostra
È evidente che la gente è poco seria
Quando parla di sinistra o destra”.
– Giorgio Gaber, Destra-Sinistra

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