Il 5 Aprile è ricordato come il giorno in cui è morto il Grunge. Una ricorrenza estremamente dolorosa per la morte di uno dei più brillanti e lucidi talenti che la musica abbia mai avuto. Kurt Cobain – frontman e cantante dei Nirvana – muore con un colpo di arma da fuoco. Il suo corpo senza vita verrà ritrovato solo tre giorno dopo – l’8 Aprile del 1994 – dall’elettricista Gary Smith, nella sua dimora di Seattle. Ancora oggi, i suoi testi amari e disincantati riescono a toccare chi in lui si riconosce e si identifica. Ricordiamo oggi, l’angelo maledetto del Grunge.
KURT COBAIN, LA NOTIZIA DELLA SUA MORTE L’8 APRILE 1994
“Il cantante dei Nirvana, Kurt Cobain, si è ucciso con un colpo di arma da fuoco nella sua abitazione”. Questa la notizia con la quale, la mattina dell’8 Aprile 1994, le persone vengono a sapere della tragica scomparsa di Cobain. Quelle parole rimangono lì, sospese nell’aria, mentre il mondo si trova a fare i conti con la fine improvvisa di un talento ineguagliabile.
La strada verso quel momento sembrava essere già segnata, da quando poche settimane prima era finito d’urgenza in ospedale per overdose. Kurt Cobain verrà ricordato – negli ultimi periodi – come cronicamente malinconico, apatico, senza apparenti stimoli vitali. E difatti, i concerti dei Nirvana prima della breve sosta a Roma non sono nemmeno l’ombra delle prime, energiche esibizioni del cantante accanto a Krist Novoselic e Dave Grohl.
NIRVANA, IL SUCCESSO E LA FRUSTRAZIONE DI KURT COBAIN
Kurt Cobain è – fin dalla più tenera età – estremamente portato per l’Arte. Un bambino curioso, amante del disegno, della recitazione e della musica. Ciò che ne segna e compromette profondamente quella prima parte di vita è, senza dubbio, il divorzio dei genitori. E la sensazione di non essere benvoluto da nessuno dei due. Tutte queste suggestioni, porteranno alla creazione dei Nirvana. E Cobain userà la musica come catarsi per sfogare la propria rabbia, la frustrazione, l’odio verso tutte i pregiudizi e le sovrastrutture artificiose.
Il punk rock/grunge dei Nirvana vuole essere sincero, schietto. La musica è semplice, il sound grezzo. Ciò che conta sono le parole e in esse si sente tutto il disagio, l’alienazione e il male di vivere di Kurt Cobain. E grazie al suo incredibile talento da comunicatore – prima ancora che da musicista – riesce, con i Nirvana, a esportare il Grunge persino fuori dai confini di Seattle, e in tutto il mondo.
NEVERMIND, QUANDO IL GRUNGE DIVENNE MAINSTREAM
Fino al 1991 i Nirvana erano rimasti nel solco degli altri gruppi di Seattle. Del resto, quel periodo è caratterizzato da un proliferare entusiasta e unico nel suo genere, di band e gruppi. Ma con la pubblicazione di Nevermind, Kurt Cobain e soci arrivano laddove nessuno era mia riuscito. La loro musica conquista ogni angolo del pianeta, e milioni di ragazzi iniziano ad identificarsi nelle loro parole e nei loro testi. Cobain riesce a scrivere “l’album pop definitivo”. Riesce a diventare una rockstar di respiro internazionale. Ma, nel momento stesso in cui la band tocca i vertici del successo e della notorietà, emerge tutta la contraddittorietà della sua anima.
Kurt Cobain vuole la fama, ma al tempo stesso la rifugge. Vuole che la sua musica arrivi alle persone, ma al tempo stesso ha paura che venga fraintesa o interpretata nel modo sbagliato. Continua a sentirsi alieno, sbagliato, eternamente diverso. Sebbene esteriormente sembri salire sempre più in alto – come artista e performer – interiormente il cantante dei Nirvana affonda, mai in pace con se stesso. Kurt Cobain muore così, a soli 27 anni, lasciandoci il rimpianto di un talento che non abbiamo potuto vedere crescere ed evolversi. E che sicuramente aveva ancora molto da offrire.