Dentro David Gilmour, fuori Roger Waters. Questa, più o meno, è la situazione alla cabina di comando dei Pink Floyd nel 1985. In quell’anno infatti, lo storico bassista della formazione britannica decide di abbandonare la nave. E lascia a Gilmour le redini della situazione. Ma come è stato per il chitarrista subentrare a Waters, dopo il grande successo di album come The Dark Side of the Moon e The Wall? In un’intervista per la BBC, il frontman ha rivelato le sensazioni provate dopo la defezione di Roger Waters. Ed è anche tornato a parlare di Syd Barrett.
SYD BARRETT, LA MALATTIA MENTALE E L’ALLONTANAMENTO DAI PINK FLOYD
La creatura dei Pink Floyd, in effetti, nasce dal genio creativo e lungimirante di un solo uomo: Syd Barrett. Una personalità unica e incompresa che – a causa di una malattia mentale mai pienamente inquadrata – finì allo sbando. I Pink Floyd non sono in grado di aiutarlo – o di supportarlo – così nel 1967 gli affiancano David Gilmour. Il chitarrista ha il compito di sopperire al carattere sempre più instabile e imprevedibile di Barrett.
Ma di fatto, alla fine, Gilmour finirà lentamente per sostituirlo. Nel 1968 Syd viene allontanato definitivamente dai Pink Floyd e avvia una breve carriera solista – prima di ritirarsi dalle scene musicali. Trascorre gli ultimi anni della sua vita – fino alla morte nel 2006 – dedicandosi alla pittura e al giardinaggio, facendosi vedere in pubblico sempre più raramente.
ROGER WATERS AL COMANDO: GLI ALBUM DI SUCCESSO DEI PINK FLOYD
Sebbene fosse stato scelto David Gilmour per supportare – e poi sostituire – Syd Barrett, dopo l’uscita di scena del cantante è Roger Waters a salire al comando. Dal 1968 i successivi lavori dei Pink Floyd risentiranno dell’influenza inconfondibile del bassista, che vi infonde il proprio mondo concettuale e le proprie riflessioni morali. Per un decennio circa, la formazione britannica tocca le vette di un successo ineguagliabile. Escono infatti The Dark Side of the Moon, Wish You Were Here e Animals – in parte ispirati dagli anni con Barrett.
Nel 1979 però inizia la vera e propria era di Roger Waters e parallelamente i primi problemi con gli altri membri del gruppo. Le frizioni e i contrasti tra il bassista e David Gilmour, Nick Mason e Richard Wright ribollono sotto la superficie di The Wall ma vengono alla luce con The Final Cut. The Wall è – di fatto – l’opera e la riflessione concettuale di Waters che elabora i temi della solitudine e dell’incomunicabilità umana.
PINK FLOYD, L’ADDIO DI ROGER WATERS E L’ERA DI DAVID GILMOUR
Nel 1985 Roger Waters annuncia il suo addio dai Pink Floyd, definendoli “uno spreco di energie”. Probabilmente il bassista crede che il suo abbandono si tradurrà nello scioglimento della formazione. Invece – dopo una breve battaglia legale – Gilmour e soci continuano a portare alta la bandiera dei Pink Floyd. Il chitarrista non si è mai detto sorpreso della capacità della band di rialzarsi, come era successo dopo l’addio di Syd Barrett.
Ma – come era successo nel 1968 – c’è di nuovo una persona a prendere in mano le redini del comando. E questa volta si tratta proprio di David Gilmour. “Roger ha deciso di andar via per fare quello che doveva fare. Che era non essere più bloccato in un gruppo – ha detto il chitarrista alla BBC – Lui ha continuato, a ragione, a fare le sue cose ed ha lasciato me a gestire la situazione”. Il musicista conclude poi che l’addio del bassista – più che un momento di rottura per i Pink Floyd – ha rappresentato “la possibilità per tornare a rialzarmi dal torpore ed alla fine ha funzionato bene”.