La storia del rock e ricca di avvenimenti e contesti che sembrano essere apparentemente piacevoli e amichevoli per le rockstar, per le band per le formazioni. In realtà, nella maggior parte dei casi, ciò che non viene mostrato agli spettatori agli ascoltatori è un contesto molto più difficile, segnato dalle difficoltà, dai risentimenti personali e da tutto ciò che può essere considerato come negativo all’interno di una formazione, o tra due formazioni. Non a caso, si scopre sempre troppo tardi dei litigi tra due membri di una stessa band, tra due formazioni o tra un produttore e il suo assistito, tra un discografico e il suo cliente. In questo articolo vogliamo raccontarvi della storia dell’incredibile litigio tra Paul McCartney e i Pink Floyd, un litigio avvenuto nel contesto di quello che sarebbe dovuto essere il più grande concerto rock britannico di tutti i tempi, che vedeva la presenza di Robert Plant, Jimmy Page, Genesis, Pink Floyd, Eric Clapton, Elton John e, ovviamente, Paul McCartney.
Il concerto dei Pink Floyd a Venezia
Prima di parlare del litigio che ci fu tra Beatles, rappresentati dalla sola figura di Paul McCartney in occasione di un concerto del 1990 a Knebworth, e Pink Floyd, anche attraverso la battaglia tra i due produttori delle due parti in causa, vogliamo parlarvi, tornando indietro nel tempo, di tutt’altro due punti di quello che fu, Infatti, uno dei concerti più incredibili nella storia della musica, che vide i Pink Floyd esibirsi a Venezia in una cornice cittadina incredibilmente attrattiva, ma dal punto di vista amministrativo certamente fallimentare. David Gilmour si è raccontato in un’intervista e ha spiegato tutte le cause di un concerto che può definirsi una grande opportunità a mancata, soprattutto dal punto di vista strutturale.
Ecco che cosa ha dichiarato in questione: “La città ci promise qualsiasi cosa, toilette e cibo per l’enorme massa di gente che sarebbe accorsa… eppure sembrò quasi che l’intera amministrazione cittadina se ne andò in vacanza in quel weekend, perché penso che una grande quantità di spettatori non sia riuscita a trovare né il cibo, né i bagni pubblici. Abbiamo vissuto dei veri e propri incubi a livello logistico in quell’occasione. Pare ci siano stati anche dei danni a uno o due edifici e per questo incolparono i nostri fuochi d’artificio ma ovviamente le cose non andarono così. Ci fu, insomma, un po’ di trambusto per l’intero evento”.
Il litigio tra Paul McCartney e i Pink Floyd
Il motivo per cui vi abbiamo raccontato del concerto dei Pink Floyd a Venezia è certamente analogico: così come in occasione del concerto a Venezia, anche in occasione del concerto del 1990 tutto sembra essere così tanto perfetto da nascondere delle insidie che furono sconosciute, chiaramente, al pubblico, finché non sono stati gli stessi musicisti a rivelarne i contenuti. Lo scontro che avviene tra i Beatles e i Pink Floyd si sviluppò prima della realizzazione del concerto, con i due che videro uno scontro portato avanti molto più dai produttori che dai musicisti stessi.
Dell’occasione ha parlato ancora una volta David Gilmour, che ha spiegato tutti gli avvenimenti in modo piuttosto diplomatico e senza tornare con risentimento sulla faccenda, nonostante in realtà le cose siano state molto più complicate di quanto sia stato affermato dallo stesso David Gilmour. Il problema si pose nel momento in cui si doveva scegliere chi dovesse concludere lo show, con Paul McCartney e Pink Floyd che volevano essere entrambi gli ultimi ad esibirsi sul palco.
Questo il racconto di Aubrey Powell: “Ci fu una grande discussione a proposito di chi avrebbe dovuto concludere lo show. Uno dei miei ricordi migliori riguarda i manager dei Pink Floyd e di Paul McCartney: litigarono al lato del palco durante la fase finale dell’esibizione di Paul, che si stava dilungando forse deliberatamente. Ricordo che Steve O’Rourke disse ‘Fate scendere Paul McCartney dal palco immediatamente!’. E il manager dell’ex Beatles, Richard Odgen, gli rispose ‘Beh, allora vai tu e trascinalo giù dal palco!’. Per poco non arrivarono alle mani”.