R3M

David Bowie, perché Space Oddity è il suo disco meno riuscito

Space Oddity è il secondo lavoro discografico di David Bowie – pubblicato il 4 Novembre del 1969. Un Bowie ancora in cerca della propria dimensione umana e artistica che sta sperimentando sonorità e suggestioni diverse. Se nel disco di debutto – dal titolo omonimo – vediamo un Duca Bianco ancora incravattato e preciso, in Space Oddity l’orecchio viene travolto da un suono a metà tra il folk di Bob Dylan e lo psichedelico dei Pink Floyd. Prima chiamato David Bowie – come il  primo album – poi cambiato in Man of Words / Man of Music e infine accreditato come Space Oddity, il secondo progetto musicale del cantante britannico è forse il meno riuscito della sua discografia.

IL DEBUTTO CON DAVID BOWIE, STORIA E INFLUENZE

David Bowie fa il proprio debutto sulle scene musicali con un album che porta il suo nome. Un disco che – seppur lontanissimo dalle sonorità che saranno il marchio di fabbrica del cantante – ne presenta embrionalmente creatività e innovazione. Sonorità folk si intrecciano al vaudeville francese di fine ‘700. Un genere da commedia leggera in cui prosa e strofe cantate si alternano reciprocamente.

In David Bowie troviamo – non ancora sviluppati – alcuni dei temi che faranno grande la discografia del cantautore inglese. L’interesse per il buddhismo e il travestimento, la recitazione e il grande schermo, la vita degli emarginati e dei solitari. Sebbene l’album si sia rivelato un disastro dal punto di vista commerciale – tanto in Gran Bretagna quanto negli States – ebbe il merito di attirare l’attenzione critica e mediatica su David Bowie.

LA STORIA DEL SINGOLO DI DAVID BOWIE, SPACE ODDITY

In parte ormai sotto la luce dei riflettori, David Bowie pubblica nel 1969 il suo secondo album. Dopo aver cambiato ben due nomi, Space Oddity è pronto per essere accolto dal mercato discografico. E il responso non è dei più positivi. E’ chiaro che Bowie – in linea con la sua natura eclettica e sperimentale – sta cercando la propria identità artistica. Space Oddity risente ancora del folk della prima pubblicazione, ma vi unisce le suggestioni psichedeliche dei Pink Floyd.

Il singolo – omonimo appunto – esce nel Luglio del 1969 e sia il produttore di Bowie che la BBC si rifiutano di mandarlo in onda. Si aspetta il ritorno dell’Apollo 11 sulla terra, per scongiurare la cattiva sorte. La canzone in sé è la nota positiva dell’album da cui prende il nome. Il Maggiore Tom diventerà una delle figure ricorrenti della discografia del Duca Bianco. Così come l’ossessione per lo spazio e l’allunaggio. Space Oddity singolo fa molte promesse che Space Oddity album non riesce a mantenere.

SPACE ODDITY, IL DISCO MENO RIUSCITO DEL DUCA BIANCO

Il singolo sul Maggiore Tom e il suo viaggio nello spazio contengono tanto del futuro David Bowie. Ma il disco in generale sembra piuttosto sedimentato sulla musica degli anni ’60. Una canzone sola non basta a riscattare un intero lavoro discografico. C’è tanto Bob Dylan, ripreso in modo poco autentico, più pesante. David Bowie guarda indietro alla musica del decennio quasi finito ma non si capisce se lo faccia con nostalgia. Il disco è lento ed eccessivamente pastoso, un Duca Bianco che si deve snellire degli orpelli inutili.

L’album è molto più ricco di riferimenti autobiografici rispetto al lavoro precedente. In quel periodo Bowie viveva con rammarico la fine delle sue illusioni sul movimento hippy e aveva appena concluso la relazione con Hermione Farthingale, sua musa e collaboratrice. Sebbene Space Oddity non manchi di rivelare le crescenti doti da paroliere di Davie Bowie, dal punto di vista commerciale fu un disastro come il disco di debutto. Ma del resto siamo solo al secondo album di un cantautore che avrà tutto il tempo di dimostrare il proprio innegabile ed eccezionale talento artistico.

Articoli correlati

Condividi