Nel 1966, gli Who era diventato una pop star molto affermata con lo storico gruppo degli Who di Peter Townshend e Roger Daltrey. “My Generation“, pubblicato alla fine dell’anno precedente, era arrivato al secondo posto nelle classifiche del Regno Unito. “Substitute“, il successivo singolo, aveva raggiunto la top 5. La band, dal punto di vista dei numeri e delle vendite, era a posto. Ma a quanto pare non bastava e il gruppo aveva qualche problemino, non era pienamente funzionale. Il batterista Keith Moon infatti aveva avuto qualche momento di defiance professionale e personale.
Una situazione spinosa e difficile
Gli Who potevano, e possono ancora oggi, contare sulla presenza del cantante Roger Daltrey che garantiva una buonissima stabilità, ma nel 1966 qualcosa non andava. Nella primavera del ’66, Daltrey aveva saltato qualche concerto del gruppo, per motivi personali, e si stava pensando di sostituirlo. Tra le altre cose, i rapporti tra Keith Moon e il chitarrista Pete Townshend erano peggiorati oltre ogni immaginazione. C’entrava un incidente in cui Moon inseguiva Townshend attraverso un vagone del treno mentre il primo brandiva un coltello. Moon stava pensando di andarsene.
Keith Moon stava per lasciare gli Who
Intorno a quel periodo, Moon iniziò a cercare un’altra band londinese per unirsi. Dopo che il suo esordio nei The Animals non aveva colpito a sufficienza l’audience, pensò di mollare tutto e cambiare gruppo. Una sera, vide i Beatles in un club. Moon decise di chiedere a Paul McCartney se i Fab Four avessero bisogno di un nuovo batterista e se volessero ingaggiarlo ufficialmente. Gli rispose John Lennon dicendo: “E il povero Ringo Starr che fine avrebbe fatto?“. Tra le altre cose, Keith aveva anche chiamato Jimmy Page per proporgli di fare un gruppo chiamato “Lead Zeppelin” (avete letto bene). Ovviamente, l’invito venne respinto.
I Beatles non cercavano un batterista
Paul McCartney disse a Moon che non stavano esattamente cercando un batterista. Tra tutti i problemi che i Beatles avevano alla fine degli anni ‘60, non avevano mai lontanamente pensato, nemmeno per scherzo, di sostituire uno dei membri della band. Anche dopo che Ringo uscì nel gruppo nel ‘68, accolsero nuovamente il loro batterista a braccia aperte e con grandi feste. Nel 1966 però la band non era così stretta e unita. Il tono di Moon apparve quindi bizzarro, quasi provocatorio, in linea al personaggio “Keith Moon“, unito ad una forte dipendenza dall’alcol.
Le dinamiche di “ingaggio”
Dopo essersi avvicinato allo stand della band, Moon disse che gli sarebbe piaciuto unirsi ai Beatles, come suddetto. McCartney pensò che Moon stesse scherzando, fino a quando il batterista degli Who disse: “No, voglio dire seriamente, posso unirmi alla band?“. Secondo Peter Blake, biografo degli Who, Macca non apprezzò il tono serioso sia per rispetto verso gli Who e sia per rispetto verso Ringo Starr. Disse quindi a Keith Moon di affrontare di persona Ringo e parlare con lui. Magari Ringo Starr sarebbe entrato negli Who, chi può saperlo? Ironia della sorte, Zak Starkey, figlio di Ringo, suonò diverse volte con gli Who negli anni a venire in sostituzione proprio di Keith Moon.