Il 5 Novembre del 1977, il genio e la sregolatezza di Ozzy Osbourne decidono di abbandonare i Black Sabbath. Ampiamente trattato, lo stile eccessivo e dissoluto con cui la band ha condotto la sua carriera , alimentata da stereotipi e misteriose dicerie. La dipartita di Osbourne dalla band durò molto poco, l’immediatezza del ritorno del cantante nei Sabbath, tuttavia, non giovò al gruppo; ormai irrimediabilmente inviso dai dissidi interni conseguiti all’abbandono.
Due anni dopo, la rottura col gruppo si concretizzò. Tony Iommi, sempre più rilevante nell’organo decisionale della band, licenzia Ozzy Osbourne. Già dall’estate del 1978, i Black Sabbath dovettero affrontare tempeste di screzi e scontri legali nel clima interno del gruppo. La band stava portando avanti il tour di un album secondo loro disastroso. “Never Say Die!” fu il frutto della frantumazione delle parti che componevano il gruppo pioniere del metal.
L’apporto del giovane Eddie Van Halen sulla scena musicale dell’epoca, amplificò la frustrazione dei Black Sabbath, ormai messi in ombra dai virtuosismi chitarristici di un genere nuovo e melodico che sbaragliò le classifiche di tutto il mondo.
Intanto, al ritorno in patria della band, i mesi di abusi di alcool e sostanze cominciarono a farsi sentire, rendendo ingestibile la vita interna del gruppo. Ad alimentare la faida ormai innescatasi, il disappunto, non solo per “Never Say Die!”, ma anche per il responso arido e poco positivo di “Technical Ecstasy” del 1976. Al suo ingresso nei Sabbath, Ozzy era devastato dagli abusi familiari, ma il suo periodo con la band lo rese forte e sicuro, fino all’utilizzo spropositato di droghe che destò nuove insicurezze nel cantante che, a quel punto, era riluttante sul proseguimento della sua carriera nel gruppo. Ozzy arrivò al punto di chiudersi in sé stesso, ubriacarsi e drogarsi cercando scuse continue sul motivo per il quale non potesse cantare ed incidere un nuovo disco coi Black Sabbath.
La reazione di Ozzy Osbourne dopo il licenziamento
Tony Iommi racconta del periodo in cui la band avrebbe dovuto incidere il seguito di “Never Say Die!”. I Sabbath affittarono una casa a Los Angeles e convertirono il garage in uno studio, ma per 6 settimane Ozzy sparì completamente rendendosi irreperibile.
Intanto, Geezer Butler si disintossica, consapevole che la band sarebbe stata in grado di incidere il disco senza Ozzy Osbourne. La sua assenza, però, fornisce ad Iommi un pretesto per perdersi ancora nella droga e nell’alcool, con questi presupposti, la band finì praticamente in pezzi,con la convinzione che senza la voce di un leader a guidarli non avrebbero potuto andare avanti.
In “I Am Ozzy”, autobiografia del leader dei Black Sabbath, Osbourne spiega di aver interpretato l’atto della band come un tradimento. “Siamo cresciuti insieme, eravamo giovani e il successo ci ha dato alla testa. Ho avuto l’impressione che qualcosa si stesse rompendo quando, in studio, nonostante non ci fosse nulla di sbagliato con le mie takes, Tony mi costringeva a ripeterle. Devo ammettere che mi sono sentito tradito, non puoi cacciare un amico dal gruppo perché sta attraversando un periodo di perdizione, quando anche tu e gli altri siete persi quanto lui”.