Gli amanti dei Pink Floyd e del rock lo etichettano come uno dei prodotti migliori di sempre, in grado di cambiare radicalmente il mondo della musica. Il 1974, anno in cui il film di Adrian Maben uscì per le sale cinematografiche, conobbe un cambiamento radicale rappresentato da quel film-concerto dei Pink Floyd che nessuno poteva immaginare fosse di un livello simile. E se vi dicessimo che a David Gilmour non piace questo film? Vogliamo raccontarvi i segreti dietro la realizzazione di “Pink Floyd: Live at Pompeii”, film-concerto conosciuto in Italia con il titolo di Pink Floyd a Pompei.
Adrian Maben e la voglia di realizzare un film rock
Dietro la realizzazione di “Pink Floyd: Live At Pompeii” non c’è l’intento promozionale di un regista, voglioso di realizzare un prodotto facile e di ottima caratura mediatica, ma la voglia di portare in auge un genere quasi sconosciuto. La cinematografia musicale e, più nello specifico, i film rock erano praticamente sconosciuti in Francia al tempo di Maben, e il regista voleva distinguersi grazie al suo prodotto.
“Mi piacevano i film d’arte, i ritratti di Magritte e i movimenti artistici. L’arte è diventata qualcosa di nuovo e vibrante.”, raccontò Maben a Prog. Eppure, il cinema sembrava non seguire questa evoluzione artistica: “C’erano pochi programmi rock – era solo rumore per le persone che gestivano la TV, anche quelle intelligenti”. Per un regista che aveva incontrato Jean-Luc Godard ed era stato fiero partecipe dei movimenti del 1968, non poteva certamente essere un qualcosa di positivo.
“La televisione belga era più aperta alle possibilità di fare film rock, quindi sono andato a Bruxelles e ho girato un paio di film con East Of Eden and Family. Ho imparato molto.” Grazie all’ispirazione belga, il regista scozzese naturalizzato francese ha potuto acquisire quegli elementi che hanno caratterizzato il film-documentario-concerto sui Pink Floyd.
L’accordo tra Adrian Maben e i Pink Floyd
Una volta che ad Adrian Maben venne l’idea sulla realizzazione di un film sui Pink Floyd, iniziò una fase tutt’altro che semplice che vide protagoniste entrambe le parti. “Ho pensato che sarebbe stato molto interessante mostrare come hanno fatto i loro rumori, i loro suoni elettronici e metterli tutti insieme. Ho trovato la loro musica fantastica e diversa rispetto ad altri gruppi. Avevi tutti i piccoli sussurri, i rumori e gli strilli. Era un mondo diverso e quel mondo diverso era assolutamente affascinante.”, dichiarò Maben a proposito dei Pink Floyd.
Organizzato, grazie alla presenza di Steve O’Rourke, tra il regista e David Gilmour, in cui il francese condivise l’idea di realizzare un film sui Pink Floyd, il leader della band britannica non rifiutò, ma gentilmente disse che ci avrebbe pensato. Maben si imbatté a Pompei per caso, e se ne innamorò. Così decise di ritornarvi di notte: “Era il silenzio, era la notte, era inquietante – questo è il posto in cui devono essere i Pink Floyd.”
La band, purtroppo, non sembrava molto entusiasta: “Erano spaventati dall’enorme folla che si arrampicava sui monumenti, portando via pietre. Gli ho detto che volevo fare un concerto in cui l’unica cosa che vedremo sono i Floyd stessi, un po ‘dell’equipaggio, zero spettatori. Questo è ciò che finalmente lo ha confermato. I Soprintendenza non sapevano chi fosse Pink Floyd, ma fortunatamente Carputi – aveva ascoltato la loro musica e gli era piaciuta. ”
Il concerto dei Pink Floyd a Pompei doveva essere un anti-Woodstock?
Se è vero che il mondo della musica è stato sconvolto dall’epopea di Woodstock, non si può non considerare il ruolo del tutto marginale dei Pink Floyd rispetto a quel grandissimo evento. “Doveva essere un anti-Woodstock“, ha spiegato Maben. “Soprattutto, doveva esserci la nozione di silenzio, e le immagini [di Pompei] parlavano da sole con la musica. Era qualcosa che doveva resistere da solo: il Floyd e il vuoto del teatro. Forse, solo forse, era come se stessero giocando per i fantasmi dei morti. Il vero miracolo è che Live At Pompeii è sfuggito a un format televisivo ed è diventato un film con distribuzione internazionale ”.
Proprio così: inizialmente il live a Pompei doveva essere un format televisivo: solo successivamente si decise di dargli vita e vigore dal punto di vista cinematografico e sul grande schermo.