Alcuni dischi finiscono per divenire classici intramontabili. Successi cult che anche a distanza di anni, decenni e oltre continuano ad essere ascoltati. Con la stessa meraviglia e lo stesso stupore della prima volta. I Pink Floyd oltre ad aver indubbiamente fatto la storia della musica, hanno regalato al mondo uno degli album più iconici, profondi e influenti che siano mai stati pubblicati. The Dark Side of the Moon non è uno di quei dischi di cui ci si dimentica all’uscita del successivo. The Dark Side of the Moon è un lavoro cerebrale, un’espressione dell’anima, che tocca e scolpisce l’anima di chi lo ascolta. Uscito ormai nel 1973 è entrato a pieno titolo tra i capolavori della musica internazionale. Tuttavia – per quanto i fan e gli appassionati di musica possano credere il contrario – ci sono ancora delle verità inedite sull’album dei Pink Floyd.
Influenze R&B
Sicuramente mettere il nome dei Pink Floyd accanto al termine R&B non è un accostamento che sorge spontaneo. Tuttavia, fu lo stesso David Gilmour, a spiegare come la composizione di The Dark Side of the Moon abbia subito influenze rhythm & blues. In particolare Money – prima hit dei Pink Floyd – venne ispirata da un organista, compositore e polistrumentista statunitense. “Non è facile dire come Booker T ci ha ispirato – confessò Gilmour – ma ero un grande fan e da ragazzino suonavo Green Onions […] Ho pensato che sarebbe stato bello incorporare alcuni elementi di quel sound nel nostro album”.
Il secondo singolo
Il secondo singolo di The Dark Side of the Moon nacque nel 1969, con il titolo di The Violent Sequence: la futura Us and Them. Originariamente il pezzo ero solo strumentale – una bellissima suonata per pianoforte e basso – e doveva essere utilizzato nella colonna sonora di Zabriskie Point, il film di Michelangelo Antonioni. Sebbene nella pellicola finale si possano ascoltare ben tre pezzi di David Gilmour, Roger Waters e compagni, è assente proprio Us and Them. A questo proposito il regista si giustificò dicendo che il brano era bellissimo, ma troppo triste. “Mi fa pensare alla chiesa” disse.
Primo successo commerciale
I Pink Floyd non nascono con The Dark Side of the Moon. Ben prima – grazie soprattutto al genio di Syd Barrett – la band aveva pubblicato e regalato ai fan dei veri e propri capolavori. Ma con l’album del 1973 la formazione di Roger Waters entra a pieno titolo nel mercato dei grandi dischi. Grazie ad un’enorme campagna pubblicitaria messa in atto dalla Capitol Records, Dark Side è il primo album dei Pink Floyd a entrare nella Top 40 americana – un successo mai raggiunto prima.
I Monthy Python
Nel 1975 il gruppo comico dei Monthy Python esce nelle sale cinematografiche con la pellicola surreale: Monty Python and the Holy Grail. Forse non tutti sanno che tale risultato venne raggiunto anche grazie al contributo di band e artisti internazionali. La troupe si trovava infatti in forti difficoltà economiche e i Pink Floyd decisero di contribuire con il 10% del budget. Grazie a The Dark Side of the Moon quindi venne realizzato anche un film. “Nessuno studio ci avrebbe mai prodotto – disse Terry Gilliam all’epoca – quindi abbiamo provato con le rockstar. Elton John, Led Zeppelin e Pink Floyd ci conoscevano e ci hanno aiutato”.
Silver Surfer
Molte cose – successivamente tagliate dall’album finale – facevano parte del progetto originario di The Dark Side of the Moon. A partire dal cameo di Paul McCartney fino ad arrivare all’immagine di Silver Surfer in copertina. Quando i Pink Floyd videro il design del prisma – disegnato da George Hardie – seppero subito di volerlo come immagine di Dark Side. Tuttavia, almeno in principio, l’idea era quella di mettere l’eroe della Marvel, tanto cara allo studio fotografico incaricato del disegno. “Eravamo tutti fissati con i fumetti – disse Powell – […] non ci avrebbero mai dato il permesso per usarla, ma ci piaceva l’idea di quest’uomo d’argento che vola per l’universo. Molto cosmica!”.