The Doors. Il primo leggendario album omonimo della band capitanata dalla figura, altrettanto leggendaria, del compianto Jim Morrison. Un album talmente importante da essere inserito alle 42esima posizione nella lista dei 500 migliori album della storia della musica per Rolling Stone. Ma quale è la storia di questo disco uscito nel lontano 1967?
Il tempo record di registrazione
Pensate che il tempo di record degli 11 brani dell’album fu di appena 6 giorni (senza contare il mastering). Un tempo davvero record, se si pensa che ci furono anche altri due brani in più registrati, Moonlight Drive e Indian Summer, che furono però esclusi dal disco.
L’album fu un grandissimo successo, pur non scalzando dal podio della classifica americana Billboard i Beatles con Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band. Siamo nel periodo della controcultura hippy, peace & love, eppure Morrison e compagni non furono assolutamente simboli di quel movimento. I brani sono aggressivi, parlano di droga, rivoluzione, di morte persino, in una modalità diretta verso il pubblico. Senza però scordare una vena poetica decadente e romantica al contempo.
Debutto folgorante
Visionario, sensuale, oscuro, selvaggio. Questo è tutto ciò che fu quell’album così come quel talento che fu Jim Morrison. Ma diamo il giusto merito anche agli altri componenti che in questo disco diedero il massimo. Robby Krieger, compositore e chitarrista, che unì il flamenco con il mood country e bottleneck; Ray Manzarek, tastierista e organista, sorprendentemente bravo anche con il basso; John Densmore, batterista jazz quasi ipnotico.
Quale è il nostro pezzo preferito? Difficile scegliere. Per la storia contenuta, diciamo The end. Una rilettura rock di uno dei miti greci più strani e belli, il mito di Edipo. E come non amare la strofa provocatoria, super censurata, eppure così pertinente al mito “Father, I want to kill you… Mother, I want to fuck you“.
E voi invece? Quale è il vostro pezzo di The Doors preferito.