Il rock and roll ha sempre avuto a che fare con la ribellione e il principio dell’andare controcorrente e ogni decennio ha agito come una rivoluzione contro il suo predecessore. L’hair-metal era il re della scena rock negli anni ’80, ma qualcosa stava nascendo nel nord-ovest del Pacifico verso la fine del decennio e questa cosa sarebbe presto diventata il fenomeno cruciale degli anni ’90: il grunge.
L’hair-metal era tutto ciò che il grunge odiava
Nirvana, Soundgarden, Alice in Chains e Pearl Jam sono stati i primi quattro gruppi a esplodere nella scena rock grunge di Seattle, dove i capelli sparati in aria pieni di lacca erano stati sostituiti da camicie e enormi maglioni di flanella. Tutto ciò di cui parlava il grunge era l’opposto di ciò che era l’hair-metal.
Questa nuova ondata di musica rock angosciata, emotiva e socialmente consapevole ha spaventato i grandi rockers degli anni ’80. I membri di Twisted Sister o Van Halen avevano intutito che stava per nascere qualcosa che potesse sopraffarli e non si sbagliavano.
Mentre i gruppi citati sopra, Mötley Crüe, Def Leppard e altri erano impegnati a rockeggiare in grande maniera con tour mondiali, fiumi di qualsiasi tipo di droga, grupies a non finire e a divertirsi in qualsiasi maniera possibile, nella citta di Seattle 4 ragazzi disaggiati, provenienti da famiglie distrutte e incazzati neri con se stessi e con il mondo stavano per far esplodere una rivoluzione culturale e musicale urlando al mondo la loro sofferenza e il disagio interiore.
Inizio e morte del grunge
Purtroppo però il grunge fu un genere destinato a non durare nel tempo. Il declino iniziò quando la band più mainstream di quei tempi, i Nirvana, si trovò tragicamente a dover affrontare il suicidio di colui che fu definto il portavoce della generazione X: Kurt Cobain, deceduto il 5 aprile del 1994.
Da quel momento in poi iniziò un lento decadimento del fenomeno. Qualche anno dopo infatti, il 5 aprile 2002, Layne Staley, frontman degli Alice In Chains, una delle band più importanti e influenti del grunge, morì di overdose da speedball, un cocktail di cocaina e eroina. Nel 2017 fu la volta di Chris Cornell, frontman dei Soundgarden. Il cantante si suicidò impiccandosi.
Il grunge si uccise da solo. Esplose per necessità di esternare il proprio dolore, ma quest’ultimo ebbe la meglio e piano piano consumò tutti quelli che il dolore avevano provato a combatterlo. Solo uno riusci a sopravvivere: Eddie Vedder, unico reduce di quegli anni che ha sulle spalle tutta la tensione, i ricordi e le sofferenze di quei tempi intensissimi.