Il termine punk, usato per indicare un certo movimento underground della cultura giovanile, emerge negli Stati Uniti e in Inghilterra a metà degli anni ’70. La parola venne coniata a partire dalla musica punk rock, per indicare un genere rozzo, rumoroso, ribelle e privo di abbellimenti, caratteristico di gruppi come gli Stooges, i Ramones, i Clash o i Sex Pistols. Punk letteralmente indica qualcosa di scarso valore. Con l’estensione del termine, finì per abbracciare anche il movimento di “teppisti” che andavano in giro con creste altissime, borchie e catene. Questa subcultura si identificava in un rifiuto dei modelli precostituiti, in un’opposizione tenace all’ambiente borghese d’origine – come avvenne negli States con i Ramones – o in una critica feroce alla società – i Sex Pistols si scagliarono contro la corona Inglese e la politica dei loro tempi. Negli States il punk nasce e si sviluppa dall’interno, gridando con voce stonata contro l’enclave borghese d’origine, sviluppandosi principalmente dal disagio giovanile delle nuove generazioni. In Inghilterra quello stesso disagio e bisogno di emancipazione attacca la politica, l’economia, la nazione intera che non migliorava la loro situazione.
Punk, i 5 album più iconici
La storia del punk è tanto affascinante quanto molto difficile da porre in un preciso ordine cronologico. Le suggestioni nate negli Stati Uniti, con giovani come Iggy Pop e i Ramones, vennero assorbite da Malcolm McLaren e portate direttamente in Inghilterra. McLaren fece della propria boutique – il Sex – un ritrovo per giovani sbandati proveniente dalle strade, giovani che cercavano un modo per sfogare la propria frustrazione e insoddisfazione. Il punk rock americano defluì in quello britannico di Sex Pistols – che proprio dal negozio di McLaren presero il volo – e dei Clash. Sebbene l’attitudine “feroce” rimanga un marchio di fabbrica dei Pistols, in generale il punk divenne l’emblema del nichilismo, del caos e del teppismo. Vediamo oggi i 5 album più iconici del punk rock:
Horses, Patti Smith
Horses è il primo album in studio della cantautrice Patti Smith e tutt’ora considerato, da molto critici, come l’esempio di un proto-punk anticipatore dei gruppi che verranno dopo. Con un nuovo linguaggio musicale, artistico e ideologico, la Smith aprì le porte al nascente movimento negli States. La cantante si è guadagnata di diritto il titolo di poetessa brillante e di meravigliosa autrice. Ma non si può negare sia anche una carismatica leader punk. Il disco è energico, diretto e originale, una perfetta unione di testo e voce potente, che al massimo quasi ruggisce.
Funhouse, The Stooges
Nel 1970 questa band statunitense, fondata da Iggy Pop tre anni prima, pubblica un disco che parla di punk prima ancora che il punk venga definito. “Gli Stooges erano l’incarnazione perfetta di come dovrebbe essere la musica” dirà poi Thurston Moore dei Sonic Youth. Pochi accordi, un sound psichedelico, una voce distorta al limite del rantolio. Gli Stooges sono i pionieri di un genere inneggiante al nichilismo, all’autodistruzione, ad un’anarchia totale, musicale e ideologica.
Nevermind the Bollocks Here’s the Sex Pistols, Sex Pistols
Considerato l’unico vero e proprio album in studio della band inglese, Nevermind the Bollocks venne pubblicato dalla Virgin Records il 28 Ottobre 1977. Il merito e la brillantezza dei Sex Pistols sono stati quelli di aver inquadrato un periodo storico ben preciso. Di aver immortalato una generazione pronta a distruggere il passato e a ricostruire dalle sue rovine qualcosa di nuovo. Il punk dei Pistols non ha niente – suoni elementari, pochi accordi, strafottenza e incoscienza. Ed è per questo motivo che non potrebbe essere più punk di così. E’ una musica anti-commerciale, anti-tutto, che se ne frega di essere apprezzata ma non può essere ignorata.
The Clash, The Clash
The Clash, album omonimo della band inglese, è stato pubblicato l’8 Aprile 1977 segnando il debutto in studio della formazione. I Ramones inventano il punk, i Sex Pistols lo inquadrano e i Clash lo liberano da certi confini ristretti entro i quali sarebbe sicuramente imploso. Il punk rimane essenziale e diretto, con un suono grezzo, ma nel disco dei Clash confluiscono anche suggestioni di generi diversi. Il proletario ghettizzato dei Clash, combatte le proprie battaglie a livello sociale, ideologico e musicale, mentre sul retro dell’album i Bobbies – tipici poliziotti inglesi – sono impegnati a sedare una sommossa popolare.
Ramones, Ramones
Non si può iniziare ad ascoltare punk senza passare per i Ramones. Sull’orizzonte piatto del rock, che aveva perso la scintilla vitale degli anni ’50 o ’60, facendosi un giro nei club underground americani , emerse una rivoluzione dal basso che avrebbe stravolto il mondo della musica. Saper suonare alla perfezione non conta più nulla, bisogna avere qualcosa da dire, anzi da gridare. I Ramones iniziano a suonare al CBGB, portando sul palco i marchi distintivi del punk: giubbotti di pelle, jeans strappati, scarpe di tela, creste e borchie. Le canzoni sono velocissime, grezze e dirette. Tutti possono suonarle e tutti devono farlo. E’ un richiamo a partecipare tutti insieme alla rivoluzione del punk.