R3M

5 motivi per cui “A Thousand Suns” dei Linkin Park è meglio di quanto ricordi

I Linkin Park sono una delle band più amate degli ultimi anni, nonostante abbiano subito, non tano tempo fa, la perdita del cantante Chester Bennington. Se si dà uno sguardo alla loro discografia, ci si accorge immediatamente dell’eterogeneità del tutto, della mescolanza dei stili e di tutte le fasi che la band ha passato. Questo è il motivo per cui, pur avendo un pubblico di una certa consistenza, alcuni lavori dei Linkin Park possono essere collocati in un piano piuttosto che in un altro. Inoltre, avendo venduto tante copie e avendo prodotto sempre dei grandi successi risulta a volte difficile cercare di arginarsi in un processo di scelta.

Proprio in merito a questa difficoltà proponiamo una lista di cinque motivi per cui l’album “A Thousand Suns” dei Linkin Park è meglio di quanto si possa ricordare.

1 – Gli argomenti trattati

Ogni volta che viene valutato un album, una delle prime cose che meritano di essere considerate sono sicuramente i temi trattati. Certo, la musica e la composizione hanno la loro grande fetta di responsabilità nella riuscita di un progetto, ma se a queste viene accostato anche un filo tematico di un certo spessore, l’album acquista valore. A Thousand Suns esplora l’isolamento e la devastazione dell’umanità, la tecnologia con illustrazioni di guerra nucleare e altre atrocità. Ogni traccia, insomma, abbraccia l’ascoltatore con bellezza, determinazione e sensibilità.

Visualizza questo post su Instagram

Un post condiviso da LINKIN PARK (@linkinpark)

2 – La sperimentazione

Non si può negare che anche questo album conservi il forte marchio dei Linkin Park, forse meno ravvisabile però di quello di alcuni lavori, soprattutto i primi. Qui si ritrovano tracce libere -come le prime due- influssi elettronici, tanto utilizzo di chitarre e l’introduzione di personaggi storici.

3 – L’uso di discorsi per rafforzare il messaggio

Come precisato prima, i temi qui esposti dai Linkin Park, viaggiano su determinati binari. Probabilmente, per cercare di rafforzare la struttura scelta per l’album, hanno deciso di introdurre dei discorsi che potremmo definire storici in alcune tracce. Questi sono facilmente individuabili, come, per esempio, la conferenza “Operation of the Machines” dell’attivista americano Mario Savio del 1964 che dà il via a “Wretches and Kings“. Il discorso di Martin Luther King Jr. del 1967 “Beyond Vietnam: A Time to Break Silence” è abilmente rallentato per simulare un’apocalisse nucleare su accordi di pianoforte cupi durante “Wisdom, Justice and Love“.

4 – La spinta data

L’utilizzo dei discorsi prima citati, dato che occupano una posizione di spicco, non può che spiccare tra le coordinate dell’album. Il modo in cui sono montati e inseriti tra le canzoni, inoltre, provoca non poca curiosità in chi ascolta e, così facendo, ci si ritrova ad approfondire il pensiero di questi pensatori o, semplicemente, cercare di capire quando e perché – e in che occasione – questi discorsi hanno preso vita.

5 – Per la sua profondità, che lo rende un viaggio

Bennington disse una vota: “Vogliamo andare in un luogo psichedelico dove puoi sentire e vedere i suoni… Vogliamo combinare tutto in una storia che ti sembri come se ti stessimo portando in un viaggio”. Shinoda ha spiegato: “È destinato a fluire dall’inizio della prima traccia alla fine dell’ultima. Quel viaggio può essere vissuto solo se lo ascolti dall’inizio alla fine”.

Articoli correlati

Condividi