Mark Lanegan, storico leader degli Screaming Trees e figura chiave della scena grunge, è morto ieri martedì 22 febbraio. Con la sua inconfondibile voce, profonda e rauca, il cantautore di Ellensburg ha contribuito in modo significativo alla diffusione della scena rock psichedelica americana, tra stoner e grunge. Al momento sono trapelate pochissime informazioni circa la morte di Mark Lanegan, l’unica certezza è che ha esalato il suo ultimo respiro nella sua storica abitazione di Killarmey, in Irlanda. Un portavoce del fondatore degli Screaming Trees, tramite un comunicato ufficiale, ha confermato il suo decesso e ha chiesto a tutti di rispettare la privacy della famiglia in questo momento così delicato. Oggi, per onorare la memoria di questo grande artista, abbiamo pensato di soffermarci sulla profonda amicizia che legava Mark Lanegan a Kurt Cobain.
Il profondo legame tra Mark Lanegan e Kurt Cobain
Un paio di anni fa, durante un’intervista rilasciata per Rolling Stone, Mark Lanegan si è soffermato sul suo rapporto con il leader dei Nirvana Kurt Cobain:
“Io e Kurt eravamo legati da una profonda amicizia e, tutto ciò, molto prima che diventasse famoso. Anzi, a dirla tutta a quei tempi ero io quello conosciuto. Dal primo momento in cui l’ho visto esibirsi nella Public Library di Ellensburg ho capito che c’era qualcosa di straordinario in lui e sapevo che prima o poi se ne sarebbero accorti anche gli altri.”
“Avrei potuto fare molto di più per Kurt Cobain”
Mark Lanegan si è poi lasciato andare ad una profonda confessione, ammettendo di non aver risposto ad una chiamata di Kurt Cobain ricevuta proprio poco prima che morisse:
“Quando un tossicodipendente perde un compagno inizia a farsi ancora di più, vi sembrerà strano ma è così che funziona. In teoria quando perdi un amico pensi che potrebbe succedere lo stesso anche a te, ma in pratica inizi a farti ancora di più. Continuavamo a farci tutti, anche se dentro di noi sentivamo un grande vuoto.”
La confessione di Mark Lanegan: “dopo la sua morte ero a pezzi”
Lo storico leader degli Screaming Trees ha passato anni ed anni della sua vita a ripensare a quella chiamata, immaginando che avrebbe potuto fare molto di più per quel suo amico così fragile e incompreso:
“Dopo la sua morte mi sentivo a pezzi, ogni giorno mi domandavo: “ma che diavolo di amico sono stato per lui?”. Kurt Cobain aveva molta stima di me e, pur ignorando certe cose, era perfettamente a conoscenza della mia situazione. Avrei potuto essere un esempio per lui, una guida e invece ero uno di quelli che gli procurava la roba. Devo ammettere che ancora oggi non riesco a digerire questa cosa.”