Ogni appassionato di musica italiana conosce i Litfiba, fenomeno rock degli anni 80/90. Oggi, a tal proposito, vogliamo approfondire la storia di “Elettromacumba” e “Insidia“: i due album ‘fantasma’ dei Litfiba.
“Elettromacumba” e “Insidia”: la storia dei due album ‘fantasma’ dei Litfiba
Dietro ogni album c’è ovviamente un inteso processo produttivo da parte dell’artista o della band, in particolare quello dei Litfiba non è mai stato troppo lineare. La linearità è venuta con il tempo, relegando la composizione al solo Renzulli, rimasto dal 1999 in poi l’unico membro originale. I membri iniziali si riunivano in sala prove accostando suoni e melodie che sembravano loro più valevoli; probabile fonte del loro successo iniziale, unito ai testi altamente significativi e politici di Piero Pelù.
C’è però un periodo “buio” della band, la quale poco subì la separazione con qualsiasi altro membro, ma patì parecchio quella tra Pelù e Renzulli. Di fatti dopo il successo di Infinito nella “Tetralogia degli elementi”, ci sono infatti due album fantasma.
Gli album in questione sono “Elettromacumba” ed “Insidia”, dove, Pelù è rimpiazzato da Gianluigi Cavallo detto “Cabo”. Ogni audiofilo cercherebbe con l’aiuto di Spotify di ascoltare questi due album, ma ecco la sorpresa. Questi album non sono presenti su Spotify, e di conseguenza, su nessuna altra piattaforma di riproduzione: ecco perchè sono detti ‘fantasma’.
Perché questi due album non compaiono su Spotify?
Quale sarà il motivo per il quale l’etichetta discografica non ha pagato per il loro streaming? Considerando che per “Elettromacumba” il produttore fu lo stesso Renzulli, mentre per “Insidia” fu Emi Music Italy. Una risposta sicura non c’è. Ma di sicuro, l’idea che il pubblico si fece era quella che Cabo fosse solo un emulatore di Pelù, senza fornire un apporto significativo alla stesura dei testi o dei brani. Tale opinione è del tutto infondata, anche se con “Elettromacumba” ed “Insidia”, le copie vendute calarono drasticamente, ci sono diversi brani molto validi, nonostante un oggettivo calo di significato testuale.
Allora perchè le etichette non hanno pubblicato questi album, se alcuni brani sono molto validi? La musica è pur sempre un business, le etichette devono guadagnare dalle vendite e dagli streaming. Visto il fallimento della vendita di copie, probabilmente di comune accordo Renzulli e Emi avranno deciso di lasciar perdere, poichè gli ascolti non avrebbero ripagato l’investimento. Resta di fatto che gli album esistono e per ascoltarli si può fare ricorso a qualche video non ufficiale su youtube, oppure recarsi in uno store musicale e comprare un CD o un vinile.
Articolo di Luca Giordano.