L’argomento “raccolte” è, da sempre, ostico e controverso sia per gli ascoltatori che per i gruppi chiamati in causa. Pubblicare una compilation spesso e volentieri è sinonimo di mera remunerazione senza contenuti; un modo per le case discografiche di ribadire l’esistenza degli artisti in un periodo di stasi. Ciò nonostante, alcuni di questi dischi rispecchiano la vera essenza dei gruppi, talvolta la esaltano e forniscono spunti di riflessione profondi e sinceri sui momenti di cui certi brani sono stati la colonna sonora. Tra l’altro, talvolta, possono presentare contenuti inediti o, quanto meno, estratti speciali dal vivo o versioni estese dei pezzi. Il caso più iconico ed emblematico di raccolta ben riuscita è, sicuramente, la Greatest Hits dei Queen.
Non parliamo solo di una compilation in questo caso. Attimi di pura estasi in cui rispecchiare i propri istanti più reali e intensi. Sin dagli albori, dai fan della prima leva, arrivando a tutti i giovani rimasti ammaliati dalle gesta di Freddie, Brian, John e Roger, esaltate nel biopic campione d’incassi e mattatore della critica e dei premi intorno al mondo. Parlare dei Queen ormai è come proferire su un’impresa storica, un’antica battaglia o un dipinto d’autore da preservare in un museo. Greatest Hits, è un valido aiuto nel rappresentare la memoria storica della band.
QUALI SONO LE TRACCE DI QUEEN – GREATEST HITS
Parliamo di una raccolta che comincia con Bohemian Rhapsody e culmina con We Are The Champions. Soffermarsi su due successi senza tempo sui quali si è ampiamente discusso nel corso degli anni e che hanno commosso e scatenato milioni di persone in tutto il mondo risulterebbe superfluo. La magia di Greatest Hits, infatti, non si riassume in queste due tracce, la compilation si compone di brani indelebili. Concentrata e carica di emozioni dall’inizio alla fine, passando dal mezzo senza mai spegnersi.
Il basso è oscuro, pieno, pungente in Another One Bites The Dust. Nonostante l’alone funky di cui il pezzo si compone, infatti, Another One Bites The Dust affronta tematiche forti per le quali una strumentale altrettanto acre è un passo obbligato. Bicycle Race è allegra, sincopata, scatenante. Un inno spensierato e ballabile che punta sempre verso l’alto senza mai spegnersi. You’re my Best Friend ci culla con un testo dolce, a tratti zuccherino e una strumentale avvolgente. Il capolavoro dei Queen, fortemente sottovalutato, Don’t Stop Me Now, timida e sommessa nel principio ed esplosiva in apertura, innesta in automatico un sobbalzo incredibile nell’ascoltatore.
Barocca, pomposa e ricca di intervalli, Somebody To Love è un campo aperto per l’estensione infinita della voce di Freddie Mercury. Now I’m Here rappresenta l’emisfero opposto, un brano hard rock supportato da un buon riffing portato per l’intera durata della canzone che si contrappone alla dolcezza di Good Old Fashioned Lover Boy, fragile e leggera, sembra quasi riportarci indietro nel tempo. Seven Seas Of Rhye è di tutt’altra pasta, si ritorna al rock nudo e crudo, per poi culminare nell’impulso per eccellenza. Tum – Tum – Ta, stupidamente onomatopeico quanto sunto più concreto per una delle più grandi hit di tutti i tempi. We Will Rock You rappresentò uno dei punti più alti per i Queen e per i suoi fan. Un attimo di simbiosi reale tra Freddie e le sue folle adulanti, sempre vero ed impetuoso ad ogni ascolto. We Are The Champions termina la compilation con la solennità che solo uno dei brani più eterei mai composti può fare.