Torniamo oggi a parlare di una delle band più rappresentative degli anni sessanta e della musica rock in generale: i Pink Floyd. Fondato da Syd Barrett, Roger Waters, Richard Wright e Nick Mason, il gruppo ha cominciato a farsi notare grazie ad alcuni lavori di stampo psichedelico, per poi arrivare alla definitiva consacrazione grazie all’album Atom Heart Mother. La vera svolta è arrivata grazie The Dark Side of the Moon: l’album che ha spalancato le porte dell’Olimpo della musica ai Floyd. Nel corso del tempo, inoltre, la formazione britannica è stata guidata da 3 diversi leader, ottenendo sempre ottimi risultati: Syd Barrett, Roger Waters e David Gilmour. Oggi, a tal proposito, vorremmo soffermarci su uno degli show più significativi della band britannica: il concerto dei Pink Floyd a Venezia. In particolar modo cercheremo di concentrarci sui costi dello show.
Lo show della band britannica a Venezia
Uno dei concerti più significativi della carriera dei Pink Floyd è, senza ombra di dubbio, quello svoltosi a Venezia il 15 luglio del 1989 come parte della tournée europea relativa all’album A Momentary Lapse of Reason. L’evento, istituito a titolo gratuito e organizzato su un palco galleggiante in occasione della festa del Redentore, portò con sé anche una manciata di controversie e una serie di scenari differenti.
Se da un lato il concerto dei Pink Floyd a Venezia attirò circa 200 mila spettatori (posizionati sulle rive e sulle imbarcazioni del bacino di San Marco) e più di cento milioni di telespettatori, dall’altro ci furono una serie di problemi: partendo dall’amministrazione, passando per l’organizzazione e finendo con le strade di Venezia a dir poco sudice dopo l’evento. Ed è forse anche per questo che lo show dei Floyd è rimasto nella storia: c’è stato spettacolo, musica e condivisione, ma anche problemi e intoppi di qualsiasi tipo.
La storia del Live della band britannica tra disordini interni e disorganizzazione di base
Il concerto dei Pink Floyd a Venezia è infatti passato alla storia anche e soprattutto per la disorganizzazione di fondo. Innanzitutto gli organizzatori non seppero gestire in alcun modo il pubblico che si accalcò per assistere allo show dei loro idoli. Molti di essi, poi, addirittura si arrampicarono sui tetti dei palazzi per riuscire ad osservare lo show. E, se pensate che i problemi siano finiti qui, vi sbagliate di grosso.
I Pink Floyd quella sera dovettero affrontare tantissime altre sfide: in primis la posizione del palco (spostato all’ultimo minuto dagli organizzatori), poi ancora la scaletta (cancellata in parte dalla band britannica per una questione di tempistica) e la mole di persone (che complicò non poco le riprese della RAI). Il peggio, però, accadde dopo il concerto.
Gli eventi post-concerto sono forse quelli che più hanno segnato le sorti di questo show. Dopo il concerto dei Pink Floyd a Venezia, infatti, la città verteva in una condizione a dir poco penosa. Per pulire Piazza San Marco fu coinvolto addirittura l’esercito italiano: tra circa trecento tonnellate di spazzatura e oltre quattrocento metri cubi di bottiglie di vetro e lattine.
Pink Floyd a Venezia, ecco quanto costò il concerto
Certo, l’evento si concluse tra spazzatura, polemiche e rivolte, ma resta comunque uno dei più grandi concerti della storia della musica.
“Il concerto a Venezia? Rifarei tutto”. A dirlo è stato Fran Tomasi, promotore che portò la band britannica a Venezia in occasione della festa del Redentore. Tomasi si è poi soffermato anche sui costi del concerto dei Pink Floyd a Venezia:
“Se non ricordo male la Sacis -l’organizzazione che si occupava di sponsor e commercializzazione dei prodotti televisivi di stato- stanziò circa un milione delle vecchie lire. E, inoltre, anche i Pink Floyd stessi contribuirono alle spese.”