Lars Ulrich, come tanti altri, ha vissuto un periodo molto complicato durante la quarantena dovuta alla pandemia che ha sconvolto il mondo. Eppure, il batterista di origini danese ha saputo restare sempre sul pezzo grazie alla compagnia di un’altra band metal. Ecco cosa ha da dire in merito uno dei membri fondatori dei Metallica, nonché tra i musicisti più apprezzati della sua generazione.
La necessità di Lars Ulrich di suonare la batteria in casa da solo
Il 2020 è stato un anno davvero difficile per il mondo della musica. La totale assenza di spettacoli dal vivo a causa del Coronavirus ha coinvolto anche Lars Ulrich e i suoi Metallica, da sempre autentici animali da palcoscenico. La band di Los Angeles ha suonato solo in due occasioni ad agosto e novembre, in occasione del loro Encore Drive-In Night e dell’evento di beneficenza All Within My Hands. Per restare in allenamento, il musicista è stato costretto a suonare la batteria in casa da solo. Ulrich ha rilasciato un’intervista alla rivista musicale Classic Rock, nella quale ha dichiarato di aver suonato diversi brani dell’ultimo album in studio della sua band, Hardwired… To Self Destruct, risalente al mese di novembre del 2016. Tuttavia, nello stesso arco di tempo, si è cimentato in esibizioni di canzoni di un’altra band.
Rage Against The Machine, la colonna sonora di una pandemia
Lars Ulrich ha affermato di aver suonato numerose canzoni del primo album omonimo dei Rage Against The Machine, pubblicato nel 1992. È stato un altro ottimo metodo per mantenersi in perfetto allenamento tra le mura domestiche. Lars lo ha confermato anche a Classic Rock, sottolineando quando avesse una certa predilezione nei confronti della band guidata da Tom Morello e Zack de la Rocha. “Le loro canzoni sono state la colonna sonora della mia pandemia. Sono le più pertinenti e contemporanee per il mio stato d’animo, più di quanto non lo siano mai state in precedenza”, ha sentenziato Ulrich.
Perché Lars Ulrich apprezza i RATM
Lars Ulrich non ha nascosto di nutrire un certo apprezzamento per i Rage Against The Machine da diverso tempo. Li considera “uno sfogo perfetto per uno stato di profonda frustrazione” e li stima da quando li ha visti esibirsi nel 2011 al LA Coliseum. “Era una notte calda e sudata, con tutta l’energia dei grandi concerti di Los Angeles. Vedere 70 mila persone urlare sulle note del ritornello di Killing In the Name è stata una delle esperienze più folli della mia vita”, ha aggiunto il celebre musicista dei Metallica. Al tempo stesso, quest’ultimo ha sottolineato il suo obiettivo di dare vita al miglior album della storia della band californiana. “Se non pensassimo che l’album migliore fosse ancora tutto da scrivere, perché continueremmo a fare musica?”, ha concluso l’ambizioso Ulrich, sempre pronto a migliorarsi.