Realizzare una traccia introduttiva per un album rock non è assolutamente semplice, dal momento che questa stessa deve avere sia un grande impatto dal punto di vista compositivo e strutturale, sia traghettare l’ascoltatore in un prodotto discografico, senza offrire determinazioni piuttosto particolari o deludere. Per questo motivo, la cura strutturale delle prime tracce, o delle tracce introduttive in un album rock, è molto elevata da parte di artisti e pittori, e porta a una serie di pratiche che determinano l’esistenza di alcune canzoni che hanno fatto la storia. Ecco quali sono le più belle tracce introduttive in album rock che vogliamo considerare all’interno del nostro articolo.
A Rush and A Push and the Land is Ours
Il primo tra i brani rock introduttivi che definisce perfettamente un album e che vogliamo considerare all’interno della nostra classifica è A Rush and a Push and The land is Ours, prima traccia di Strangeways, Here We Come, quarto album in studio dei Smiths di grandissimo valore. Per quanto questo prodotto discografico non abbia goduto di ingrossa considerazione la parte di critici, fan e addetti ai lavori, si basa su una serie di composizioni di grandissimo valore, tra cui va inserita necessariamente la prima traccia dell’album, che mostra tutto il prodigio della band dal punto di vista prettamente compositivo e strutturale. La canzone sai mettere subito all’interno del prodotto discografico che presenterà tracce di grande impatto, come Girlfriend in a Coma.
Everything in Its Right Place
Seconda tra le migliori canzoni introduttive che prendiamo in esame all’interno della nostra classifica è Everything in Its Right Place, prima traccia di Kid A, uno dei più grandi successi internazionali dei Radiohead, nonché album particolarmente celebre nella carriera della band britannica.
La canzone è stata oggetto di numerose cover e le interpretazioni, tra cui quella del musicista e compositore Steve Reich, che ne ha parlato nei seguenti termini: «”Beh, è un rock di tre accordi ma non lo è, è molto inusuale… Era originariamente in Fa minore, e non si ridusse mai a un accordo, il Fa minore non viene mai affermato. Così non c’è mai una tonica, non c’è mai una cadenza nel senso normale, mentre in molti motivi pop apparirebbe, anche se è solamente di passaggio. L’altro elemento del brano che mi colpisce molto è il termine ‘everything’ (‘ogni cosa’), cantato in uno-cinque-uno: la tonica, la dominante e la tonica. La tonica e la dominante sono alla fine di ogni sinfonia di Beethoven, nella musica classica la fine di tutto, ecco il modo in cui procede. Nella melodia, quelle note suonano come distanti per via delle armonie, non suonano come la tonica e la dominante. E la parola: ‘everything’. Sono sicuro che Thom lo fece di intuito, sono certo che non ci stava per nulla pensado. L’ho visto suonare il pianoforte e lui si perdeva completamente in esso, il modo in cui dovrebbe essere, ma è perfetta, “è” tutto”.»