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Jeff Buckley, La sua bellissima versione di I know it’s over

Jeff Buckley è un artista che, malgrado la prematura scomparsa, anzi forse sfortunatamente anche a causa di essa, continua ancora oggi a riscuotere un grande successo. Morto a soli trent’anni annegando, dopo aver canticchiato Whole Lotta Love dei Led Zeppelin, riuscì in vita a registrare solamente un album. Il disco, dal titolo Grace, vienne pubblicato il 23 agosto 1994. Oltre a tre cover, conteneva brani inediti che compose Buckley. Aveva mostrato la sua grandezza vocale con un solo album, anche per questo dopo la sua morte non si volle perdere nessuna registrazione che aveva fatto. Vennero pubblicati allora dei brani postumi, tra questi la sua versione di I know it’s over degli Smiths.

You and I e I know it’s over

In You and I, album postumo uscito nel 2016, oltre a brani inediti sono infatti presenti otto cover di grandi classici. Jeff Buckley decise di omaggiare tra gli altri in particolar modo gli Smiths, di cui interpretò due canzoni: The Boy with the Thorn in His Side e proprio I know it’s over. La versione di Jeff Buckley è, come è già accaduto con altre sue cover, spesso preferita anche dai fan più accaniti dell’originale. Come è accaduto per Hallelujah, che ha avuto tantissime reinterpretazioni ma quella di Buckley si è comunque distinta, in questo caso il successo, seppur postumo, è eccezionale. Vederla eseguita in concerto è anche più emozionante. I fan degli Smiths sanno che la voce di Morrissey è uno degli elementi più caratterizzanti e unici della loro musica. Riprodurre una canzone degli Smiths, allora, significa scontrarsi con la difficoltà di adattarsi ad una voce particolare come quella di Morrissey. Il talento vocale di Jeff Buckley è riuscito egregiamente in questa sfida, e non solo, è riuscito anche a rendere con grande semplicità la malinconia che sta alla base della canzone.

Il significato della canzone degli Smiths

Nel 1986 esce The Queen is dead, di cui fa parte I know it’s over. Si tratta di una ballata blues ed uno dei pezzi più amati degli Smiths. Oltre al ritmo così lento ed all’atmosfera suggestiva che la canzone dona, è da lodare il testo. Come spesso accade per le liriche di Morrissey, la poesia è data da quella introspezione e delicatezza che la muove e la rende interessante. Il tema centrale è la fine di una relazione, a parlare è un ragazzo che soffre per quella fine e deve rassegnarsi alla triste realtà. Nel memorabile incipit, la voce di Morrissey si rivolge alla madre con grande malinconia, vi è subito un riferimento all’anima. Con un tono drammatico viene resa una sofferenza profonda e che divora, ma che purtroppo bisogna in qualche modo accettare. Sia l’originale sia la versione di Jeff Buckley hanno il pregio di saperci leggere nell’animo.

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