Jason Becker ha mostrato fin da giovanissimo qualità da chitarrista davvero fuori dal comune. Molti non sanno neanche chi sia, ma il suo nome è estremamente noto negli ambienti del rock e del metal. Aveva mani e dita velocissime e capacità tecniche straordinarie, ma la vita è stata molto sfortunata con lui. Infatti, una terribile malattia, la SLA, ha messo a serio repentaglio la sua abilità a comporre musica. Ma neanche un problema del genere è riuscito a fermarlo.
I primi anni di Jason Becker in costante ascesa
Fin da piccolo, Jason Becker si è appassionato al mondo della chitarra. Cerca di imitare il suo idolo Eric Clapton, esegue arpeggi complicatissimi. La sua classe è talmente sublime da superare i propri maestri. All’età di 14, Jason era una vera rock star pronta ad emergere. Due anni dopo, diede vita ad una band heavy metal insieme al collega Marty Friedman. Il progetto Cacophony prese forma ed era alquanto originale, con la voce di Peter Marrino, il basso di Jimmy O’Shea e la batteria di Kenny Stravropoulos. Bastano due album per far emergere la personalità straordinaria di Becker. Il tour mondiale rende la band famosa soprattutto in Giappone. A 19 anni, l’artista pubblica il suo primo album da solista, interamente strumentale e all’insegna del rock progressivo. Il 1989 è l’anno della sua occasione straordinaria, quando David Lee Roth vuole arruolarlo nella sua band al posto di Steve Vai. Ma qualcosa inizia ad andare storto.
I primi sintomi della SLA
Mentre Jason Becker stava registrando il disco insieme a David Lee Roth, inizia ad avvertire problemi alla gamba sinistra e fa fatica a camminare. Utilizza un bastone per sorreggersi, ma nota che anche la sua mano sinistra si stanca con troppa facilità e non gli garantisce più la stessa velocità. Si sottopone ad una serie di analisi mediche, la cui diagnosi è davvero impietosa. Jason Becker, infatti, ha la sclerosi laterale amiotrofica, meglio nota come SLA. Gli viene detto che gli resta poco da vivere, ma ciò non lo ferma. Suona comunque per quell’album, tramite l’uso di una chitarra dalle corse sottilissime. Inoltre, mostra tutta la sua classe in brani come It’s Showtime.
Una malattia sempre più debilitante che non ferma Jason Becker
Di lì a poco, Jason Becker sarà costretto a stare su una sedia a rotelle. All’età di soli 20 anni, la sua carriera sembra finita. Poco dopo, non avrebbe neanche più avuto la possibilità di muovere gli arti e respirare al meglio. Non riesce neanche più parlare. Ma soprattutto, non può più fare musica. O almeno, così sembra fino a quando il suo amico Mike Bemesderfer non gli crea un programma apposito per tramutare il suo sguardo in note musicali. Jason riesce a realizzare l’album Perspective, con tanti assoli di chitarra straordinari. Ad aiutarlo, arriva un sostenitore d’eccezione, Eddie Van Halen, che lo assiste nella diffusione del disco. “La malattia ha paralizzato il mio corpo e la mia voce, ma non il mio cervello”, disse Becker. Oggi l’artista continua a suonare, nonostante sarebbe dovuto morire circa 15 anni fa. Conta 5 album da solista in coabitazione con la malattia e non intende fermarsi.
Il ricordo del caro amico Eddie Van Halen dopo la sua morte
In tempi recenti, dopo la morte del suo caro amico Eddie Van Halen, Jason Becker lo ha ricordato in un commovente post su Facebook. Si è detto “estremamente triste” per la perdita della sua “grande fonte di ispirazione” e ha sottolineato quanto amasse il contributo che ha dato al mondo intero. “Era il più grande chitarrista di sempre, gentile e compassionevole. Ha aiutato la mia famiglia in tutti i modi possibili. Quando venne a trovarmi a casa mia per la prima volta, fu molto empatico e pianse. Mi portò una chitarra in regalo ed era triste perché non potevo suonarla”. Lo ha inoltre ringraziato per aver fatto pubblicare Perspective dall’etichetta Warner Bros e ha ricordato quanto gli volesse bene.