Oggi vogliamo soffermarci su un tema molto caldo -e allo stesso tempo molto delicato- del mondo della musica: le canzoni di protesta. Sin dagli albori, infatti, la musica ha sempre avuto un ruolo centrale nella politica e ha sempre giocato un ruolo fondamentale, in particolar modo quando si tratta di dover smuovere la coscienza delle persone. Alcune di queste canzoni di protesta affrontano l’orrore della violenza e nascono per distruggere le catene dell’oppressione, altre invece sono dei veri e propri inni alla vita e alla libertà. Alcune sono molto più introspettive e racchiudono un mix di rabbia e dolore, altre invece nascono per cercare di smuovere la coscienza collettiva, trasformando l’angoscia in speranza, la disperazione in ottimismo e l’odio in amore. Oggi, come dicevamo, vogliamo soffermarci proprio su questo aspetto, raccontandovi le storie di alcune delle più belle canzoni di protesta della storia della musica rock.
Bob Dylan, Masters of War
Iniziamo subito con quella che si figura come la canzone di protesta per eccellenza: “Masters of War” di Bob Dylan. Rilasciata nel 1962 e contenuta nell’album ‘The Freewheelin’ Bob Dylan‘, Masters of War -letteralmente ‘Maestri della guerra‘- esprime tutto il disappunto di Dylan verso i cosiddetti signori della guerra. Questa volta però -a differenza della forse più celebre ‘Blowin’ in the Wind‘- il Menestrello di Duluth non utilizza mezzi termini: “And I Hope That You Die” (Spero che moriate).
Sam Cooke, A Change is Gonna Come
Rilasciata nel 1964 prima come singolo e poi come traccia dell’album ‘Ain’t That Good News‘, A Change is Gonna Come è forse una delle canzoni di maggior successo di Sam Cooke. Ad un certo punto della sua vita -soprattutto in seguito a vari eventi personali- Cooke si è sentito quasi in obbligo di scrivere una canzone che parlasse della lotta per i diritti umani e civili.
John Lennon e Yoko Ono, Woman is the Nigger of the World
Considerata una delle primissime canzoni femministe della storia del rock, Woman is the Nigger of the World di John Lennon e Yoko Ono non poteva non essere inserita in questa speciale classifica incentrata sulle canzoni di protesta.
U2, Sunday Bloody Sunday
Sunday Bloody Sunday è, naturalmente, uno dei pezzi più conosciuti e apprezzati della band irlandese. Questo brano, estratto dall’album del 1983 “War” racconta del cosiddetto “Bloody Sunday“: la domenica di sangue relativa al 30 gennaio del 1972 in cui dei soldati dell’esercito britannico aprirono il fuoco verso alcuni manifestanti (disarmati), uccidendo ben 14 uomini.
Zombie, Cranberries
E, dulcis in fundo, Zombie dei Cranberries. Pubblicata prima come singolo e poi come traccia dell’album “No Need to Argue“, la canzone -scritta interamente da Dolores O’Riordan– è una sorta di denuncia verso il contesto di violenza in cui versava l’Irlanda del Nord nei primi anni novanta.