Gli Slipknot sono una band fondamentale per la fervente scena Metal contemporanea. Attraverso il loro slancio estroso ed aggressivo, i Nove del Nodo dell’Iowa hanno scolpito il proprio nome nell’eternità, proponendo una commistione sonora particolarmente feroce e, fin prima dei loro esordi, inaudita. Gli Slipknot hanno dimostrato di essere una delle poche band capaci di mettere in discussione la propria opera, a dispetto del loro status, proponendo lavori sempre nuovi e, aggiornando la loro fortissima iconografia. In questo senso, il ruolo delle maschere indossate sul palco dai membri del gruppo, gioca un ruolo fondamentale. Tra le più evocative ed iconiche figurano, sicuramente, quelle del frontman, Corey Taylor, cambiate spesso durante gli anni. In quest’articolo, vi proponiamo una crono-storia delle maschere che Corey Taylor ha usato negli Slipknot ed il loro significato.
Le maschere usate da Corey Taylor negli Slipknot negli anni
Le maschere indossate dai membri degli Slipknot sono, fondamentalmente, cambiate in funzione delle nuove uscite discografiche del gruppo. Corey Taylor ha innovato il suo aspetto più di tutti all’interno della band; rivelando il suo animo mutevole e la sua indole poliedrica. In occasione dell’iconico self-titled del 1999, Gli Slipknot adottarono scelte rudimentali riguardo le maschere, ma comunque d’impatto. In questo caso, Corey Taylor indossò una maschera che comprendeva lunghi dreadlocks incollati ed un volto terrificante ed inespressivo. Nella loro primissima fase, gli Slipknot decisero di servirsi delle maschere per lasciare che la musica si esprimesse per loro, secondo quanto dichiarato dallo stesso Corey Taylor. Quando Iowa uscì, nel 2001, Taylor decise di non cambiare la maschera, rendendola più spaventosa utilizzando semplicemente dei pigmenti più scuri.
Il discorso cambiò in occasione dell’uscita di Vol.3: (The Subliminal Verses) del 2004. All’epoca, Corey Taylor stava affrontando un periodo particolarmente buio della sua vita. I dreadlocks scomparvero, rimpiazzati da lunghi capelli lisci, tinti di rosso e nero. Nel 2004, Taylor indossò un volto sfigurato, dall’espressione violenta e psicotica, rappresentazione pedissequa del tormento interiore che stava affrontando a riflettori spenti. All Hope Is Gone del 2008, segnò il punto di svolta più istrionico e definito per gli Slipknot. I Nove del Nodo delinearono un’identità artistica personale, riuscendo a mettere ordine nel marasma emozionale di cui la loro opera si caratterizzava. Per l’occasione, Corey Taylor adottò il design più amato dai fan degli Slipknot per le sue maschere. Praticamente senza volto, scheletrica, la maschera bianca di Corey Taylor traeva ispirazione dal film Horror Nightbreed.
Le ultime due fasi del cantante
Le ultime due maschere adottate dal frontman degli Slipknot hanno destato il maggior numero di dibattiti nella fandom dell’iconica band di Des Moines. Quella del 2014, indossata da Taylor all’uscita di .5 The Gray Chapter, si contraddistingue per essere la maschera dalle fattezze più “umane” mai utilizzata da Taylor. Si tratta, comunque, di un viso distrutto e, ancora una volta, pesantemente sfigurato. The Gray Chapter non segnò un profondo cambio di rotta in termini stilistici solo per Corey, essendo che anche Clown e Sid Wilson decisero di adottare un design più incline ai loro stati d’animo dell’epoca.
Infine, We Are Not Your Kind sancì il grande ritorno degli Slipknot dopo 5 anni di silenzio discografico. Nell’estate del 2019, i Nove del Nodo si affermarono, ancora una volta, come una band iconica, riportando il Metal in vetta alle classifiche internazionali. Quella di WANYK continua ad essere la maschera più discussa di Corey Taylor. Creata in collaborazione con il veterano degli effetti cinematografici Horror Tom Savini, l’ultima maschera di Corey Taylor è, essenzialmente, la sagoma trasparente di un volto. Al riguardo, il cantante spiegò di aver voluto dare un tocco più sinistro all’opera di Savini, rendendola simile ad un lavoro fatto in casa con approssimazione. Comunque, tempo dopo, Taylor rivelò che il suo ultimo volto fosse stato ispirato da una pellicola del 1976 particolarmente disturbante, intitolata, Alice, Sweet Alice.