Nella storia della musica, i Led Zeppelin e Bob Dylan occupano senz’altro un ruolo di primo piano. Eppure, i loro mondi appaiono totalmente distanti l’uno dall’altro. Forse, dire che Robert Zimmermann ha influenzato Plant, Page, Bonham e Jones è un po’ troppo azzardato. Ma c’è una canzone della band britannica che sembra avere qualche lontana analogia rispetto al cantautore vincitore del Premio Nobel. Scopriamo insieme la storia di questo brano davvero sorprendente.
La stima non ricambiata dei Led Zeppelin verso Bob Dylan
La storia tra i Led Zeppelin e Bob Dylan è davvero particolare. Il complesso ha sempre nutrito una forte stima nei confronti dell’artista. Dylan, invece, non ha mai mostrato alcuna considerazione di rilievo nei loro riguardi. Si dice nel 1974, quando il manager dei Led Peter Grant si presentò a Bob a Los Angeles e disse che era il loro produttore, lui gli rispose in maniera piuttosto brusca.
Tuttavia, le parole del cantautore non offesero in alcun modo la band guidata da Robert Plant e Jimmy Page. Anzi, le ritenevano quasi come una sorta di omaggio, un segno distintivo da ostentare con orgoglio. A tal punto da dedicargli un brano, In My Time Of Dying, inserito nell’album Physical Graffiti del 1975. Si tratta della canzone più lunga in senso assoluto del complesso britannico, anche più di Stairway to Heaven. E senza l’esistenza di Bob Dylan, con tutta probabilità, non avremmo mai potuto avere il piacere di ascoltarla.
Il brano che la band dedicò a Dylan
Cosa c’è da sapere riguardo a In My Time Of Dying? Si tratta del rifacimento di un brano di musica popolare, risalente addirittura alla fine degli anni ’20. Per diverso tempo, la canzone era stata pressoché dimenticata fino a quando Bob Dylan non decise di darle nuovo lustro. La inserì nel suo album d’esordio eponimo e ne cambiò il titolo, dato che quello originario era Jesus Make Up My Dying Bed.
I Led Zeppelin colsero l’occasione per dare forma ad una traccia di rivisitazione. Bob non avrebbe mai riprodotto il brano prima della sua effettiva registrazione e non si sarebbe neanche ricordato dell’occasione del suo primo ascolto. La canzone gli saltò in mente in maniera spontanea, misteriosa. Plant, Page e tutti gli altri ne fecero una versione da ben 11 minuti, all’insegna del ritmo incessante e della pura ferocia in stile hard rock.
L’impatto di Bob Dylan su Robert Plant e sulla musica mondiale
Col passare degli anni, il frontman degli Zeppelin Robert Plant non ha mai smesso di adorare la musica di Bob Dylan. “Quando Dylan ha iniziato a fare musica, è successo qualcosa di nuovo. La sua musica si ispirava a grandi artisti statunitensi a me sconosciuti, come Woody Guthrie, Richard e Mimi Farina, Gary David e Dave Van Ronk. È riuscito ad accendere una coscienza sociale spettacolare”. Chi ascoltava Bob dalla Gran Bretagna lo considerava come una sorta di messia.
“Grazie a Bob”, aggiunse Plant, “ho conosciuto le condizioni per le quali cantava e restavo a bocca aperta ascoltandolo. Mi ero reso conto di continuare a lavorare e di sbarazzarmi dei paraocchi”. Al tempo stesso, un talento così visionario è stato in grado di riscrivere la storia della musica grazie ad un mix di generi eccezionale. Dopo poco meno di 60 anni di carriera, non ci sono musicisti o band che non si siano ispirati a lui, almeno una volta nella vita.