Lucio Dalla è un musicista, cantautore e attore italiano, la cui produzione è molto vasta. Questa ha infatti attraversato numerevoli fasi: ricordiamo per esempio quella beat, così come quella della musica lirica e ancora quella del cantautorato, scoperta per lo più in età matura. Molto aperto alle sperimentazioni, viveva di nuovi stimoli ed è così riuscito a raggiugere i cinquant’anni di carriera con lavori molto diversi tra di loro.
Dalla ha steso testi molto particolari, a tratti pungenti, motivo per cui ha incontrato anche dei problemi con la critica. In questo caso possiamo far riferimento al brano “4 Marzo 1943” scritto da Dalla e Paola Pallottino.
La storia di “4 Marzo 1943” di Dalla
Com’è nato questo brano così famoso? La canzone, secondo la coautrice, nasce dal suo bisogno di segnare un parte di vita molto brusca di Dalla: l’assenza del padre. Lucio infatti rimase orfano all’età di sette anni e quel che Paola volle sottolineare, è proprio questo. La canzone però, assunse molte forme perché fu “vittima” di alcune modifiche, che fecero avvicinare il testo più ad una mancanza materna che paterna.
Il titolo originario doveva essere “Gesubambino” (tutto unito) ma finì per diventare “4 Marzo 1943“, una data più che significativa. E’ infatti la data di nascita di Dalla, motivo per cui il testo finì per cucirsi addosso allo stesso, declinandosi in falsa chiave autobiografica.
Il festival di Sanremo e il significato del brano
La canzone venne cantata per la prima volta al Duse, teatro bolognese. La Rca la notò e fu per questo che propose all’autore di portarla al festival di Sanremo, benché come detto vi furono dei problemi. Uno dei versi più famosi del brano è infatti “E anche adesso che bestemmio e bevo vino, per ladri e puttane sono Gesù Bambino” che però è diventato: “E ancora adesso che gioco a carte e bevo vino, per la gente del porto mi chiamo Gesù Bambino”
Della canzone ci sono dunque più versioni e anche un riadattamento da parte di De Gregori, pubblicata nel suo album “Sotto il vulcano“, senza dimenticare la presentazione fatta assieme in occasione del tour Banana Republic.
Il testo parla di una donna, di quella che sarà una madre. Il padre è un soldato alleato che giace con la madre sopra un prato, “l’ora più dolce, prima d’essere ammazzato“. Quella che nel brano viene presentata come l’ipotetica madre di Lucio Dalla porta avanti la sua gravidanza a sedici anni, con un solo vestito. Una ragazza che “giocava a far la donna, col bambino da fasciare” a cui cantava strofe di taverna sotto forma di ninnananna. Lascia comunque un grande segno su questo bambino, seppur strano e che ovviamente fa rimando a quello che sarebbe dovuto essere il titolo orinario della canzone: “E forse fu per gioco, e forse per amore / che mi volle chiamare, come Nostro Signore / della sua breve vita il ricordo, il ricordo più grosso
è tutto in questo nome, che io mi porto addosso”