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Fabrizio De Andrè: quella volta che collaborò con ‘Fantozzi’ per la stesura di due brani

La storia della musica è ricca di storiche collaborazioni ed amicizie più uniche che rare e, i protagonisti della storia che vogliamo raccontarvi oggi sono due. Il primo è Paolo Villaggio: scrittore, attore, comico e doppiatore italiano che con la sua cosiddetta ‘grottesca satira sociale’ è riuscito a farci riflettere sui problemi della società. Il secondo, invece, è il leggendario Fabrizio De Andrè: cantautore genovese che non ha bisogno di tante presentazioni. In questo articolo vogliamo soffermarci proprio su questo aspetto, raccontandovi la storia della solida amicizia tra Fabrizio de Andrè e ‘Fantozzi’.

La storia della solida amicizia tra Fabrizio De Andrè e “Fantozzi”

Forse non tutti lo sanno ma ‘Ugo Fantozzi‘ -vero e proprio alter ego di Paolo Villaggio– e Fabrizio De Andrè erano legati da una profonda amicizia. I due si incontrarono la prima volta nel lontano 1948: il cantautore aveva appena otto anni, il futuro comico esattamente il doppio. Erano entrambi genovesi ma il secondo era doriano, mentre il primo genoano: questa, però, è forse l’unica cosa che non avevano in comune. E, per descrivere al meglio questa profonda amicizia, useremo proprio le parole del comico Paolo Villaggio:

“Conosco e frequento Fabrizio De Andrè da quando aveva 8 anni e l’ho perso di vista solo quando è morto.”

“Il Fannullone” e “Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers”: i brani composti dal cantautore genovese insieme a Paolo Villaggio

E, cosa più interessante, fu proprio ‘Fantozzi‘ ad appioppare a Fabrizio De Andrè l’appellativo di “Faber“: un omaggio -oltre alla vera e propria assonanza col nome- ai pastelli Faber-Castell tanto amati dal cantautore genovese. Paolo Villaggio, inoltre, nel 1963 fece da paroliere per ben due brani di De Andrè: “Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers” e “Il Fannullone“.  Entrambe le canzoni, assolutamente atipiche per l’epoca (soprattutto la prima, a causa delle sue influenze medievali), esprimono una forma di derisione del potere.

“La notte in cui scrivemmo ‘Carlo Martello’ successe di tutto -raccontò Paolo Villaggio qualche anno fa durante un’intervista per la Repubblica- io amavo la storia medievale, così Fabrizio mi chiese di creare dei versi sulla sua musica. Alla fine pensammo di portarla a Milano, da Nanni Ricordi: l’unico discografico illuminato che conoscevamo.”

Questa loro amicizia, vera e sincera, durò fino all’11 gennaio del 1999: anno della morte del cantautore genovese Fabrizio De Andrè. Nel loro ultimo incontro, all’ospedale San Raffaele di Milano, mentre Villaggio era in evidente imbarazzo, De Andrè gli disse: “Togliti quella faccia, so bene cosa succederà: non ho paura della morte, mi dispiace solo lasciare questa avventura meravigliosa che è la vita.”

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