I Moody Blues sono tra i gruppi rock più longevi in senso assoluto, forse insieme ai Rolling Stones. Hanno contribuito in maniera notevole alla cosiddetta British invasion, diffondendo la musica inglese in giro per il mondo grazie a doti fuori dal comune. Ci sono momenti che segnano la carriera di una band, e così è stato anche per il complesso di Justin Hayward, Graeme Edge e John Lodge. Scopriamo insieme qual è stato il loro momento catartico.
Il momento difficile Moody Blues
Dopo aver centrato un notevole successo nel 1964 con il brano Go Now!, i Moody Blues iniziarono a vivere un periodo di sostanziale difficoltà. Il secondo album, Days of Future Passed, si discostò in maniera evidente rispetto ai lavori precedenti del gruppo britannico. “Dopo i nostri primi concerti insieme in Belgio“, spiegò alla rivista prog il cantante Hayward, “il nostro ritorno in Inghilterra fu traumatico. Sembrava che la nostra esperienza fosse già al termine, con una forte diminuzione del pubblico ai concerti e degli introiti economici”. Eppure, la svolta stava solo per arrivare.
Il fan che fece aprire gli occhi alla band britannica
Cosa accadde nel mese di marzo del 1967 a Stockton? Un evento ben preciso fece svoltare la carriera dei Moody Blues. “Un fan ci avvicinò dopo un concerto. Ci definì come la peggior band che avesse mai dovuto vedere. Ci accusò di avergli rovinato la serata e ci disse che lui e sua moglie avevano pagato 12 sterline vedendo un concerto orrendo”. Accuse di una certa portata, che però hanno condotto il gruppo a cambiare strada e a rendersi conto di una serie di errori.
L’intuizione arrivò dal batterista Graeme Edge: “Mentre stavamo nel furgone che ci avrebbe riportato a casa, Graeme si svegliò dal torpore e affermò a bassa voce che quel fan aveva ragione e che eravamo spazzatura”. In quel momento, la band si rese conto di aver sbagliato qualcosa. “Abbiamo così abbandonato le cover R&B e ci siamo spogliati dei nostri abiti. Abbiamo deciso di iniziare a realizzare le nostre canzoni, tanto non avevamo nulla da perdere”. Considerati i 56 anni di carriera con straordinari successi, hanno avuto ragione loro.
Il passaggio dal pop al rock progressivo
La band, inizialmente dedita al pop al R&B, si diresse verso un rock progressivo e psichedelico. Furono sfruttate le influenze folk di Hayward e spostarono il loro stile in quella direzione. L’allora tastierista Michael Pinder, poi ritiratosi a vita privata, utilizzò uno strumento progenitore del sintetizzatore moderno, il mellotron. Si era accorto che nessuno era in grado di farlo suonare a dovere e ci provò. Andò presso la Dunlop Factory di Birmingham, acquistò un modello pagando 20 sterline e lo aggiunse alle canzoni dei Moody Blues. E ha fatto bene, a quanto pare.
L’incrocio con un altro fan arrabbiato
Quindi, negli anni successi, Justin Hayward ha raccontato di un secondo incontro con un altro fan molto arrabbiato. “Un ragazzo in Texas”, riferì il cantante e chitarrista della band, “trascorse diverse settimane in piedi all’angolo di una strada definendoci come i veri messia, in grado di salvare il mondo con la nostra musica. Dopo averci incontrato, ha poi detto che in realtà eravamo i falsi messia, cambiando idea”. In questo caso, il gruppo ha scelto di andare avanti per la sua strada senza alcun ripensamento improvviso.