Elvis Presley non è solo un mito della musica mondiale, ma anche un’icona in grado di essere conosciuto in tutto il mondo. La sua notorietà scoppiò nel 1956, dopo due anni dall’inizio della sua carriera. Nel 1954 infatti Elvis registrò alla piccola etichetta indipendente Sun Records di Memphis, registrò la sua versione di “That’s All Right Mama”. Ala fine della sua carriera avrebbe registrato più di 600 canzoni. Il tutto impreziosito da 17 canzoni ad aver raggiunto la prima posizione nella classifica statunitense ed un totale di 149 dischi d’oro, platino e multiplatino.
Elvis Presley dopo il 1977
Questi ed altri incredibili record sono stati realizzati in uno spazio relativamente breve di tempo, soprattutto se comparato a quello di altri grandi rock star più o meno coeve al re del rock’n’roll. Infatti la carriera di Elvis durò in tutto ventitré anni, in quanto Presley perse la vita il 16 agosto 1977, all’età di soli 42 anni. È innegabile comunque che la sua popolarità sia continuata a crescere anche dopo alla sua dipartita. Ne sono un esempio i dischi con i nuovi arrangiamenti, realizzati in collaborazione con la “Royal Philharmonic Orchestra”: “If I Can Dream” del 2015 e “The Wonder Of You” del 2016. Entrambe le pubblicazioni si sono aggiudicate il disco di platino. Per altro grazie a questi due dischi Elvis è diventato l’artista solista con più album al primo posto in classifica in UK, con un totale di dodici.
Le preoccupazioni del re del rock’n’roll
Un risultato che probabilmente avrebbe sorpreso Elvis stesso, che spesso si chiedeva se sarebbe stato ricordato dai posteri o meno. Domande che probabilmente lo affliggevano anche duranti le fase finali della carriera, nonostante i suoi tour negli Stati Uniti d’America, continuavano a riempire i palazzetti del paese. Una nuova tournée sarebbe partita anche il 17 agosto 1977, ma per ovvi motivi venne tutto cancellato.
Elvis Presley: “Blue Eyes Crying In The Rain”
Elvis Presley, come già anticipato, perse la vita il 16 agosto 1977 e quell’ultima giornata di vita è stata narrata dagli affetti che frequentavano quotidianamente Graceland, la sua villa a Memphis. Si scopre così che l’ultima canzone che cantò, accompagnandosi con il pianoforte verticale situato nel palazzetto dello squash che aveva fatto edificare nel suo giardino, fu “Blue Eyes Crying In The Rain”, che aveva registrato per il suo disco “From Elvis Presley Boulevard, Memphis, Tennessee” dell’anno precedente.
“Non ti addormentare”
A raccontare invece gli ultimissimi momenti del cantante di “Jailhouse Rock” è stata la sua fidanzata di allora: Ginger Alden. Lo ha fatto perla precisione nella sua biografia “Ginger and Elvis”. I due erano andati a letto, ma mentre lei voleva mettersi immediatamente a dormire, il cantante voleva continuare a leggere un libro che lo stava appassionando in particolare modo, intitolato “The Scientific Search For The Face Of Jesus” by Frank Adams. Per non disturbare la partner Elvis decise di andare a leggere in bagno, dopo aver dato lei la buonanotte. Amorevolmente Ginger gli disse “Va bene, ma mi raccomando non ti addormentare”, per poi mettersi a dormire.
Il ritrovamento
“Ad un certo punto mi svegliai, erano circa le due di pomeriggio (Elvis era abituato a star sveglio di notte, per poi andare a letto in mattinata n.d.r.), ha raccontato Ginger Alden, “e notai che la luce sul suo comodino era ancora accesa. Andai a bussare alla porta del bagno, ma visto che non ricevevo risposta decisi di aprire la porta. Fu a quel punto che vidi il suo corpo steso per terra, con le mani sotto il viso, come se stesse recitando una preghiera.”. La ragazza lo schiaffeggiò nel tentativo di rianimarlo. “Dopo vari tentativi gli girai la testa e mi sembrò che avesse respirato almeno una volta”. Lei chiamò allora aiuto, facendo accorrere Joe Esposito, amico di Elvis e membro della famosa Memphis Mafia, che tentò nuovamente di rianimarlo, ma, purtroppo, senza alcun risultato.
Elvis Presley: il decesso
Successivamente il cantante fu trasportato in emergenza al Baptist memoria Hospital, dove arrivò alle 14:56. Poco dopo fu comunicato il decesso di Elvis Presley dovuto ad un arresto cardiaco. La notizia sconvolse non solo gli Stati Uniti, ma il mondo intero. Davanti a Graceland accorsero immediatamente migliaia di ammiratori. Alla sera se ne contarono circa ottantamila. Il giorno del suo funerale al corteo, si presentarono ancora più persone. Per altro il giorno della morte di Elvis venne stabilito il record di fiori venduti in un singolo giorno nel USA.
“Elvis” il biopic
Ha più di quarant’anni di distanza dalla morte, Elvis continua ad influenzare sia dal punto di vista di immagine che musicale, milioni di artisti, attirando su di sé l’attenzione del mondo del rock e non solo. Sono infatti i corso le riprese del biopic sul vantante nato a Tupelo, che erano stati interrotte a causa dell’emergenza corona virus. Il film si intitolerà semplicemente “Elvis”, con, nelle vesti di quest’ultimo, Austin Butler, mentre Tom Hanks interpreterà il manager, il Colonello Tom Parker.