Nel corso della storia del rock sono stati diversi gli album che hanno avuto una gestazione piuttosto difficile, e che sono stati realizzati soltanto a seguito di numerose difficoltà affrontate, in sede di registrazione, da artisti e band. Gli album in questione hanno caratterizzato dei prodotti discografici che possono essere considerati come dei veri e propri miracoli, sulla base di quelle complesse registrazioni che li hanno riguardati. In alcune occasioni, addirittura, album così complessi da realizzare hanno ottenuto anche un grandissimo successo. Vogliamo, a questo punto, parlarvi di quelli che sono gli album che sono stati un incubo da realizzare, a causa delle numerosissime difficoltà affrontate in termini di registrazione.
The Joshua Tree
Il primo tra gli album rock che sono stati un incubo da realizzare è The Joshua Tree, quinto album in studio degli U2 pubblicato il 9 marzo del 1987, nonché uno dei prodotti discografici più celebri di sempre nell’ambito della discografia della band irlandese, da molti considerato come il miglior prodotto che gli U2 siano stati in grado di pubblicare. Il disco in questione ha vinto il premio come album dell’anno nell’ambito della cerimonia dei Grammy Awards del 1988, ma ciò non cancella la storia molto difficoltosa e la gestazione impossibile di questo prodotto discografico stesso.
In effetti, la band non pianifico la maggior parte delle sezioni compositive e realizzative del brano, lasciando molte delle stesse preda della realizzazione forzata e rapida. Non solo, dal momento che anche molte scelte di arrangiamento sembravano essere piuttosto stravaganti e dettate dall’improvvisazione da parte della formazione irlandese. Infine, quello che era considerato come il più grande lavoro presente all’interno dell’album, Where the Streets Have No Name, fu scritto frettolosamente su una lavagna da Brian Eno, che cancellò dopo l’arrangiamento del suo stesso brano per frustrazione. Insomma, quelle ore spese per la realizzazione dell’album degli U2 non sono state certamente semplici, e hanno dimostrato tutta la difficoltà del progetto.
St. Anger
Secondo tra gli album che sono stati un incubo da realizzare e che vi specifichiamo all’interno della nostra classifica è St. Anger, l’ottavo album in studio dei Metallica pubblicato il 5 giugno del 2003. Il prodotto discografico in questione fu realizzato dopo che il bassista Jason Newsted abbandonò il gruppo il 17 gennaio del 2001, con la band che decise di proseguire con la propria attività artistica abbozzando materiale tra l’aprile e il maggio nel 2001. A seguito di altri problemi che riguardano la riabilitazione di James Hetfield, la band decise di registrare il suo album all’interno di un forte militare abbandonato, che certamente non faceva presagire grandi cose in termini di realizzazioni e stimoli per la formazione metal statunitense.
Da un lato, dunque, l’abbandono del proprio bassista, dall’altro i problemi personali che riguardarono James Hetfield, infine le difficoltà relative al luogo che Metallica scegliessero per la registrazione del proprio ottavo album in studio. Tutti questi elementi resero impossibile realizzare registrazioni corrette per la realizzazione del l’ottavo album in studio, che ancora oggi viene considerato come un vero e proprio miracolo in termini realizzativi. Ovviamente, il tutto sembra riflettersi anche in termini contenutistici e compositivi, che certamente non rispecchiano la migliore affermazione dei Metallica nel panorama musicale.
One by One
Come spesso abbiamo dimostrato all’interno dei nostri articoli, l’inizio della carriera dei Foo Fighters non è stato certamente dei migliori, dal momento che l’atteggiamento di Dave Grohl sembrava essere pesantemente dettato dalle difficoltà che aveva incontrato nei Nirvana e, soprattutto, dalla tragedia che aveva riguardato la morte di Kurt Cobain. Dopo aver dato vita ad una band attraverso tutti i suoi incredibili talenti strumentali, Dave Grohl decise di prendersi una pausa e suonare, per un breve periodo, con i Queens of the Stone Age, anche per permettere alla band di ricaricare le pile dopo le prime esperienze artistiche.
Tuttavia, il batterista dei Foo Fighters Taylor Hawkins non accolse la notizia nel modo migliore, pensando che quella di Dave Grohl fosse una provocazione o, addirittura, l’anticamera di un abbandono; per questo motivo, tra i due nacque una grossa tensione che si potè osservare anche all’interno delle sessioni di registrazione dell’album, che lasciano spazio all’interpretazione di un legame difficile osservabile all’interno degli studi di registrazione, e quasi equiparabile a quelle difficoltà che i Beatles hanno affrontato nell’ambito della propria carriera. Per fortuna, dopo un lungo periodo, Dave Grohl e Taylor Hawkins sono riusciti a ritrovare la pace, e l’album, per quanto miracolato in questi termini, ne ha Certamente beneficiato.