Si leggono di tanto in tanto sui social frasi del tipo: “Siamo più vicini al 2060 che al 1970”. Questa frase è senza possibilità di replica vera, dal momento che la matematica non è un’opinione. Il fatto che il periodo degli anni ’70 ci sembri più vicino è probabilmente dovuto al fatto che è stato vissuto da molte persone e anche chi ancora non era nato in quegli anni, ne ha vissuto l’influenza. Infatti molti prodotti artistici nati in quel periodo sono amati ancora oggi. Basti per esempio pensare al cinema, con film come “Star Wars”, o ancor di più della musica.
In quegli anni la musica raggiunse livelli qualitativi altissimi ed è per questo che ancora molte persone la ascoltano a distanza di così tanto anni. Sembra incredibile a dirsi, ma dal 1970 ad oggi sono passati 50 anni. Poiché selezionare i dischi migliori del decennio o anche solo dell’anno, richiederebbe il sacrificio di fin troppi capolavori, ci limiteremo ad analizzare alcuni album che compieranno 50 anni nel mese di novembre 2020.
“The Man Who Sold The World” – David Bowie
Dopo che il suo singolo del 1969 “Space Oddity” divenne un successo, David Bowie stava cercando una nuova direzione. Il fidato produttore Tony Visconti lo esordì ad indirizzare la sua scrittura verso qualcosa di più concreto. Lo presentò al chitarrista Mick Ronson e gli ingranaggi iniziarono a girare. “The Man Who Sold The World”, a differenza del suo precedente album, ha visto Bowie allontanarsi dalla sicurezza dell’acustico, del folk rock e avvicinarsi allo strano, ironico e totalmente distinto stile per cui poi è stato conosciuto da tutto il mondo.
“Gentle Giant” – Gentle Giant
Prima di essere conosciuti come grande band progressive verso a metà degli anni ’70, i Gentle Giant avevano alcuni ostacoli da superare. Con l’aiuto del produttore di David Bowie, Tony Visconti, la band sperimentò un po’ con il suo album di debutto, incorporando influenze che vanno dai Led Zeppelin a Frank Zappa. Il risultato è stato un mix eclettico di tracce che sono servite da trampolino di lancio per una formazione che ancora oggi risulta tra i fiori all’occhiello del genere.
“All Things Must Pass” – George Harrison
Appena sei mesi dopo la rottura formale dei Beatles, George Harrison rilasciò la dichiarazione musicale più importante della sua carriera. Diede così forma, insieme al produttore Phil Spector, all’album “All Things Must Pass”. Il singolo, “My Sweet Lord”, ha raggiunto il numero 1 sia negli Stati Uniti che nel Regno Unito, rendendolo il primo Beatle a farlo con un disco solista. Harrison arruolò per la registrazione una lunga lista di amici, tra cui Eric Clapton, Ginger Baker, Peter Frampton, Klaus Voorman e molti altri.
“His Band and the Street Choir” – Van Morrison
Dopo che il suo terzo album, “Moondance”, godette di un’accoglienza fantastica, Van Morrison desiderava replicare il successo con “His Band and the Street Choir”. Quando i verticii della Warner Bros. gli chiesero dei contenuti compatibili con la radio, l’artista rispose pronto. Il singolo principale del disco, “Domino”, un tributo al pioniere del rock ‘n’ roll Fats Domino, raggiunse la posizione numero 9; il secondo singolo, “Blue Monday”, al numero 23.
“Lola Versus Powerman and the Moneyground, Part One”– The Kinks
Turbolenti e sfacciati, i Kinks si trovarono a dover ricevere un ordine restrittivo dagli Stati Uniti nel 1965 e furono banditi dal paese per quattro anni. Quando le restrizioni alla fine furono tolte, la band sfruttò la tabula rasa a proprio vantaggio e pubblicò un nuovo album: “Lola Versus Powerman and the Moneygoround, Part One”. Il singolo, “Lola”, divenne un successo nella Top 10, riconfermando la popolarità dei Kinks negli Stati Uniti. Il brano viene da alcuni considerato una delle prime avvisaglie del glam rock.