Fabrizio De André viene giustamente considerato come uno dei più bravi cantautori in Italia e non solo. Nel corso della sua lunga carriera, l’artista originario di Genova ha dato vita ad una serie di concept album capaci di segnare un solco profondo nel panorama nazionale. Non è facile sapere quali possano essere i suoi 5 migliori album, ma noi di R3M ci abbiamo provato lo stesso. Abbiamo scelto di inserirli in ordine cronologico per evitare di fare una graduatoria vera e propria. Speriamo che vi possiate riconoscere in questo elenco, sapendo che De André ci ha fornito un repertorio musicale di assoluto rilievo in ogni suo lavoro. Immergiamoci, dunque, in questo viaggio.
Tutti morimmo a stento (1968)
Partiamo da un album scritto in uno degli anni più iconici dal punto di vista sociale e culturale. Infatti, il 1968 fu caratterizzato dall’autunno caldo e dalla contestazione studentesca. In quel contesto, Fabrizio De André diede vita al suo album Tutti morimmo a stento, il secondo della sua produzione musicale. Fu registrato insieme a Gian Franco e Gian Piero Reverberi e viene considerato come uno degli album più tristi e commoventi di sempre. Molti ritengono che sia stato il primo concept album assoluto in Italia, con perle come Cantico dei drogati e Ballata degli impiccati.
Volume III (1968)
Dopo Tutti morimmo a stento, fu la volta di Volume III, il terzo storico disco di Faber. Si trattava di un album contenente varie riedizioni di brani usciti già in precedenza. Dalla proposizione musicale della poesia di Cecco Angiolieri S’i’ fosse foco al francesizzante Il re fa rullare i tamburi, passando per Nell’acqua della chiara fontana e Il gorilla, tradotti da Georges Brassens, i capolavori non mancano. Non sono mancati i chiari riferimenti all’età medievale, sempre con l’aiuto dell’arrangiatore Gian Piero Reverberi.
La buona novella (1970)
Il 1970 è per De André l’anno di un nuovo concept album. La buona novella è nato grazie all’ispirazione del compositore Roberto Dané e racconta i Vangeli apocrifi. Fu così considerato come un’autentica rivoluzione nel suo genere, capace di riscrivere buona parte della Bibbia con testi approfonditi sulla vita di Gesù Cristo. Faber trasformò le storie religiose in un’allegoria della politica contemporanea e realizzò il suo album preferito in assoluto, con brani fondamentali per la produzione italiana come Il testamento di Tito e L’infanzia di Maria.
Crêuza de mä (1984)
Negli anni ’80, Fabrizio De André sceglie di imprimere una svolta etnica alla sua musica con Crêuza de mä. Questo disco del 1984 nasce da un viaggio insieme alla moglie Dori Ghezzi in Sardegna. Il disco viene ritenuto un autentico capolavoro da sempre, forse il migliore di Faber in senso assoluto. Con lui lavorò il musicista Mauro Pagani, ex della PFM. Tutti i testi furono in lingua ligure, tra i quali spiccava la title-track.
Anime salve (1996)
Concludiamo con l’ultimo album che Fabrizio De André ci ha consegnato, ossia Anime salve. La maestria lirica del cantautore genovese vide la collaborazione di Ivano Fossati. Tra i brani di maggiore impatto, segnaliamo gli incontri amorosi di Dolcenera, i ricordi d’infanzia di Ho visto Nina Volare, il testamento poetico di Smisurata preghiera, i suoni brasiliani di Prinçesa. Un altro lavoro tutto da ascoltare a ripetizione.