Quando nasce una canzone c’è sempre una novità, la creazione di qualcosa di unico e irripetibile. Nel cantautorato italiano soprattutto però, accade spesso che le canzoni “dialoghino” tra loro, in quanto si fanno spesso riferimenti ad altri cantautori. È famosissima ad esempio la canzone Via Paolo Fabbri 43 di Francesco Guccini, che si riferisce esplicitamente a diversi colleghi cantautori, anche in modo piuttosto severo, citando Antonello Venditti, Francesco De Gregori è Fabrizio De André:
La piccola infelice si è incontrata con Alice
Ad un summit per il canto popolare
Marinella non c’ era, fa la vita in balera
Ed ha altro per la testa a cui pensare.
A proposito proprio di questo cantautore e di collegamenti tra canzoni, c’è un brano di Rino Gaetano che si riferisce direttamente a Francesco Guccini e ad una sua celebre canzone.
L’album d’esordio di Rino Gaetano
Questa mirabile citazione si ha proprio nel primo lavoro discografico del cantautore, Ingresso libero. Una delle canzoni più conosciute da questo disco è sicuramente Supponiamo un amore, una triste e dolce storia di un amore solamente ipotizzato. Fin da subito il cantautore mostra le sue doti di compositore di testi dal forte spirito e tagliente ironia, con brani nonsense (A.D. 4000 d.C.) che a volte lasciano spazio a canzoni d’amore e d’amicizia (Supponiamo un amore, Tu, forse non essenzialmente tu, I tuoi occhi sono pieni di sale), scandalosi (per l’epoca) riferimenti alle droghe leggere (A Khatmandu), disavventure sociali e quotidiane (L’operaio della FIAT «la 1100»).
Rino Gaetano si ispira a Francesco Guccini
Una delle canzoni più originali di Ingresso libero è però Agapito Malteni il ferroviere. Questo brano si ispira a La Locomotiva di Francesco Guccini, considerato uno dei suoi più importanti capolavori. Il cavallo di battaglia del cantautore qui per Rino Gaetano risulta essere un fondamentale riferimento. Come sappiamo, La Locomotiva narra di questo macchinista che decide di sfrecciare a tutta velocità con una locomotiva. Si tratta, come tutti sanno, di una storia vera. Nel 1893 l’anarchico Pietro Rigosi, infatti, rubata una locomotiva la condusse con grande velocità verso la Stazione di Bologna. Francesco Guccini decise di renderlo un simbolo del proletariato e della lotta di classe, dando al brano un profondo significato politico. Nella sua versione, Rino Gaetano si limita invece a descrivere gli intenti di questo ferroviere, poiché a differenza di Rigosi che compie l’eroico e folle gesto, la storia di Agapito rimane invece in sospeso: un suo compagno macchinista lo fa addormentare.
Buono come lui ma meno utopista
Parlò delle città di genti emigrate
A Gorgonzola oppure a Vimercate
Felice e soddisfatto del proprio guadagno
E con le parole cercava di calmarlo
Fu una mano ad addormentarlo.