La realizzazione di The Wall è stata dettata, come spesso abbiamo sottolineato all’interno delle nostre pubblicazioni, da una serie di difficoltà che hanno causato il successivo abbandono di Roger Waters. Il britannico ha avuto modo di spiegare, nel corso di una sua intervista, che The Wall è un album che non appartiene davvero al repertorio dei Pink Floyd. Ecco tutto ciò che c’è da sapere in merito.
Le dichiarazioni di Roger Waters su The Wall
A proposito del disco, che sarebbe stato la causa della separazione tra i Pink Floyd e il suo leader, è stato lo stesso Waters a parlarne in un’intervista a Il Messaggero, all’interno della quale lo stesso britannico ha spiegato quali sono i motivi per i quali il disco dei Pink Floyd non apparterrebbe, a dire il vero, alla formazione che ha creato The Dark Side of the Moon.
Roger Waters ha spiegato, in termini incredibilmente esemplificativi, quanto segue: «Lei sbaglia: The Wall è interamente opera mia. I Pink Floyd, o quel che resta di loro, non hanno una sola oncia di merito. È passata alla storia come un’opera dei Pink Floyd perché all’epoca facevo parte di quel gruppo. Questo è tutto. Uno dei motivi per cui abbiamo preso strade diverse è che loro amavano dire noi quando avrebbero dovuto più correttamente dire lui»
Il concerto di Roger Waters a Berlino nel 1990
L’intervista di Roger Waters all’interno della quale il britannico ha avuto modo di parlare della paternalità di The Wall è avvenuta a seguito di Roger Waters a Berlino nel 1990, in un momento storico piuttosto delicato per la realtà tedesca, a seguito della caduta del Muro di Berlino. Lo stesso britannico spiegò, allo stesso tempo, che l’evento portato avanti dal leader dei Pink Floyd non era determinato da una volontà di dare caratura politica al concerto in questione: «Non è in questa luce che vedo gli ultimi eventi. L’abbattimento del muro simboleggia la liberazione dello spirito umano, non la supremazia dell’ovest sull’est e spero che la democrazia su cui i Paesi dell’est baseranno la loro libertà non sia modellata su quella inglese o americana, ma svedese e danese.»
Più nello specifico, il britannico ha dichiarato: «Avevamo bisogno di un luogo che garantisse la realizzazione di un evento spettacolare. Quando abbiamo cominciato a riflettere, ci siamo subito resi conto che nessun luogo sarebbe stato più evocativo, suggestivo e spettacolare del luogo dov’era stato abbattuto il Muro. E anche se l’idea originale di The Wall non aveva nulla a che fare con il Muro di Berlino, abbiamo pensato che per la gente potesse essere una fantastica sovrapposizione. Naturalmente, siamo stati costretti a cambiare tante cose. L’insegnante, in origine, doveva essere una marionetta, ma non era possibile, su una scala così grossa, trovare un’impalcatura per appenderla. Così ho fatto costruire un pupazzo gonfiabile di 12 metri d’altezza e un’apertura delle braccia di 32 metri. Solo la testa occupa 15 metri di spazio. La preoccupazione principale era consentire a chi si trovava a 300 metri dal palco di apprezzare egualmente ogni passaggio dello show. Anche per questo, e non solo per dare un ulteriore tocco di spettacolarità, faremo alzare elicotteri veri, anziché far ascoltare semplicemente il loro suono registrato».