I conoscitori di Fabrizio De Andrè sanno benissimo che il cantautore genovese ha, nell’ambito della sua carriera e della sua discografia, ottenuto una serie di realizzazioni artistiche per mezzo di una ripresa, un’ispirazione o, talvolta, quella che è stata definita come scopiazzatura di altri artisti e identità musicali. Non parliamo di plagi veri e propri, se non in alcune occasioni, ma di continue riprese ispirazioni che alimentavano i suoi brani, rendendoli italianizzati dal punto di vista artistico e musicale. Non è un mistero che Fabrizio De Andrè abbia spesso ripreso le sonorità francesi, o che si sia spesso basato sulla musica di Bob Dylan. Ciò che vogliamo indicare, però, all’interno del nostro articolo non è tanto un’ispirazione quanto più un “plagio” (melodico, ritmico o contenutistico) che lo stesso genovese ha realizzato nel corso della sua carriera. Vi parliamo di tutti i plagi che Fabrizio De Andrè ha realizzato nell’ambito della sua carriera artistica.
Le dichiarazioni di Riverberi
Prima di prendere in considerazione i quali siano stati i plagi realizzati da parte dello stesso Fabrizio De André nell’ambito della sua carriera, pur con la dovuta riverenza nei confronti di un’artista che ha spesso fatto della ripresa e dell’ispirazione le sue fonti fondamentali per la produzione composizione di musica, vogliamo citarvi le dichiarazioni di uno dei suoi più grandi collaboratori, Gian Piero Reverberi, che con lui ha collaborato nella realizzazione di alcuni dei grandi capolavori dello stesso De Andrè.
Uno dei pilastri della musica italiana si è così espresso nel parlare di quale fosse il metodo compositivo di Fabrizio De Andrè: “Più che da Brassens, Fabrizio è partito dai trovatori medioevali. Cosa faceva il trovatore? Prendeva una melodia che la gente in qualche modo conosceva e su quelle arie già orecchiate, canticchiate, al posto dei testi in latino della messa innestava le storie profane del re, della cortigiana, del vicino di casa. Faceva una specie di “giornale scandalistico” dell’epoca, un giornale cantato; con musiche già conosciute perché veniva più facile, era un modo di favorire la circolazione di quei brani. Fabrizio è stato un trovatore del nostro tempo: con la stessa idea di accompagnarsi a musiche già conosciute o nell’aria, comunque semplici. Semplici ma straordinarie”.
Rambleaway di Shirley Collins e Un Blasfemo di Fabrizio De Andrè
Il primo tra i plagi di Fabrizio De Andrè che maggiormente è stato sottolineato nell’ambito della storia della musica è quello di Rambleaway di Shirley Collins. Il brano in questione, inserito all’interno dell’album Anthems in Eden del 1969, è stato realizzato proprio da Shirley e Dolly Collins, attraverso l’inserimento di sonorità folk che erano sicuramente tanto care a Fabrizio De Andrè.
Lo stesso genovese ha poi ripreso la melodia e le sonorità del brano all’interno del ben più noto Un Blasfemo, contenuto all’interno dell’album Non al denaro, non all’amore né al cielo, che per contenuti invece si basa sulla celebre Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters. È ovvio che il plagio di cui si parla è identificabile in termini di sonorità e di ritmo, dal momento che contenutisticamente parlando e due canzoni sono molto diverse tra di loro.
Ballad Of The Absent Mare di Cohen e Una storia sbagliata di Fabrizio De Andrè
Altra canzone di cui prendiamo in considerazione il plagio di Fabrizio De André è Una storia sbagliata, l’ultimo singolo ufficiale che sia stato pubblicato in vita dal cantautore genovese, nel 1980. La canzone gli fu commissionata dalla Rai a seguito della morte di Pasolini, e tratta dell’omicidio del poeta, regista e scrittore che è avvenuto nel 1975; la canzone ricorda molto da vicino, sia per contenuti che per sonorità, Ballad of the absent mare di Leonard Cohen, che caratterizza comunque una delle fonti maggiori di ispirazione per il cantautore genovese. Basterà ascoltare le tue canzoni e metterle in confronto tra di loro per rendersi conto di che cosa stiamo parlando.