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Alan Parker, la carriera del regista di “The Wall” sui Pink Floyd

“Midnight Express” e “Mississippi Burning” gli avevano portato delle nomination agli Oscar, e molti dei suoi altri film, tra cui “Fame”, sono stati acclamati dalla critica. Purtroppo Alan Parker è morto a 76 anni nel sud di Londra. Andiamo a vedere la carriera del regista di “The Wall”, forse uno dei suoi film più famosi, dedicato all’omonimo disco dei Pink Floyd. La musica è alla base di alcuni dei lavori più noti del regista Alan Parker. La sua pellicola “Pink Floyd: The Wall” è di fatto una storia ricca di immagini su una rockstar britannica (rappresentazione di Roger Waters).

L’inizio del film “The Wall” sui Pink Floyd

La carriera di Alan Parker, il regista di “The Wall” sui Pink Floyd, è sempre stata permeata da una poetica molto raffinata e premiata da quasi tutti. Concentriamoci in particolare su “The Wall” e vediamo insieme che cosa racconta. Tutto si ambienta in una stanza d’albergo, a Los Angeles, e tutto verte su una rockstar con gravi problemi di tossicodipendenza. La rockstar si chiama Pink, proprio come i “Pink Floyd” e si sofferma a guardare la tv, ritrovandosi a pensare sulla propria esistenza. Prima il padre deceduto nella seconda guerra mondiale, i momenti scolastici non certo positivi, la moglie infedele e le groupies affamate della sua celebrità.

La vita problematica e folle di Pink

Pink costruisce quindi un muro attorno a sè, non solo psicologicamente, ma anche fisicamente. Il protagonista si sente costantemente soffocare fino a chiudersi completamente nella propria pazzia mentale. I vari manager lo prendono e lo portano via ad un concerto che però si avvicina a una parata nazista più che a un vero concerto. Pink è ormai assuefatto dalla situazione e non riesce più a venire fuori dalla propria follia. Deciso ad autosottoporsi a un processo, la vita di Pink sembra finire fino a quando il giudice distrugge il muro e Pink può tornare al mondo reale.

La genesi difficile di una pellicola complessa

Il film venne pensato direttamente da Roger Waters, il quale ha proprio ricalcato su di sè la figura di Pink, il disegnatore Gerald Scarfe, il regista Michael Seresin e ovviamente Alan Parker. Quest’ultimo aveva in mente un modo di vedere le scene molto particolare in maniera molto evocativa e che si avvicinava moltissimo a come Waters intendeva la pellicola. Waters però fu molto infastidito di non poter seguire il progetto personalmente e decise di affidare tutto al regista. Alan Parker fu così libero di usare le riprese dal vivo dei concerti del tour di The Wall, usando anche disegni animati e vari pupazzi.

Il valore della pellicola

Il film non fu particolarmente apprezzato dalla critica specializzata dell’epoca, nonostante una grandissima e positiva rivalutazione negli anni a venire. La pellicola divenne un film cult e tutti i fan dei Pink Floyd hanno visto almeno una volta questo film. In quegli anni le band rock più celebri erano solite produrre e realizzare dei film dedicati alla loro carriera, ma questo film è decisamente diverso. Si tratta di una pellicola più visionaria, una vera colonna visiva.

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