Hotel Supramonte viene considerato come uno dei brani più toccanti del repertorio di Fabrizio De Andrè. Il testo racconta una situazione molto spiacevole e pericolosa della quale il cantautore è stato, suo malgrado, protagonista insieme alla compagna Dori Ghezzi. Ecco tutto ciò che c’è da sapere riguardo ad una canzone che ha segnato la storia del poeta genovese.
Quando è stata incisa Hotel Supramonte
La nascita di Hotel Supramonte ha assunto contorni molto interessanti. Si tratta di una canzone che De Andrè ha scelto di creare sulla base di Hotel Miramonti, canzone del 1978 scritta da Massimo Bubola. Fu incisa nel 1981 all’interno del decimo album del cantautore, che non possiede un titolo ma è conosciuto come L’indiano, L’album dell’indiano o semplicemente Fabrizio De Andrè. La copertina vede la presenza di un disegno realizzato da Frederic Remington e il brano racconta una storia molto profonda. In origine, narrava di una semplice relazione sentimentale, ma ha assunto un significato ben differente dopo la riedizione del cantautore genovese.
La scelta di De André e Ghezzi si trasferirsi al Supramonte
Perché il brano viene dedicato proprio al Supramonte? Quest’ultimo corrisponde ad una vasta catena montuosa situata nel centro-est della Sardegna. Fu proprio qui che Fabrizio De Andrè decise di trasferirsi insieme alla Ghezzi per vivere momenti di assoluta tranquillità, a partire dalla seconda parte degli anni ’70. Di lì a poco, sarebbe nata la loro figlia Luisa Vittoria, in previsione della cui nascita la coppia si spostò nei pressi di Tempio Pausania. Faber si sentiva ormai perfettamente inquadrato in quel territorio, ma qualcosa andò storto. La vita del cantante cambiò a partire dal 27 agosto del 1979, una data che non avrebbe mai potuto dimenticare.
Il sequestro traumatico
Proprio quel 27 agosto, Fabrizio De Andrè e Dori Ghezzi furono fatti prigionieri da una banda denominata in seguito Anonima Sequestri. Rimasero rinchiusi nel comune di Pattada, nei pressi del Monte Lerno, per oltre poco meno di quattro mesi. Furono poi liberati il 21 e il 22 dicembre, prima Dori e poi Fabrizio, in seguito ad un riscatto pari ad oltre 500 milioni di lire da parte della famiglia di De Andrè. Nonostante ciò, Faber non avrebbe mai odiato la Sardegna e decise di dedicare un album alla sua somiglianza con il popolo dei Pellerossa, oppresso dai propri colonizzatori proprio come quello sardo. Inoltre, il cantante concederà il perdono ai sequestratori e mostrerà una certa pietà nei loro riguardi per una vita alquanto complicata,
L’atteggiamento di Fabrizio De Andrè verso i sequestratori
Fabrizio ostentò una certa solidarietà nei confronti di chi gli ha tolto quattro mesi di vita. Al momento del rilasciò, commentò in questo modo: “Noi ne siamo venuti fuori, ma loro non potranno mai farlo”. I rapitori non trattarono malissimo De Andrè e Ghezzi, consentendogli di restare senza bende per un po’. Il cantautore non perdonò mai i mandanti per la loro crudeltà. Scelse di trasformare quel posto orribile in una sorta di albergo, anche se caratterizzato da un senso di pura rassegnazione. Un vero capolavoro di Fabrizio, capace di porre in evidenza una straordinaria dignità citata anche dal coautore Bubola.