Gli anni ’90 sono stati un decennio fondamentale all’interno della storia della musica e del rock. Molti generi raggiungono la loro consacrazione definitiva, continuando ad estendere la propria influenza sulle generazioni di gruppi successive. Altri generi invece nascono e si sviluppano proprio in questo periodo, aiutati da contingenze storiche eccezionali. Pensiamo anche solamente al Grunge, portato ai massimi livelli dai Nirvana di Kurt Cobain, che vede la propria origine in un territorio geograficamente circoscritto ma musicalmente floridissimo. Sulla scia di questa riflessione, andiamo alla scoperta di alcuni dei migliori album pubblicati nel 1991.
GUNS N’ ROSES, USE YOUR ILLUSION I E II
Iniziamo questa breve classifica su alcuni dei lavori discografici più importanti pubblicati nel 1991 con Use Your Illusione I e II dei Guns N’ Roses. Il 17 Settembre di quell’anno infatti la band di Axl Rose dà alle stampe il suo terzo album per la Geffen Records. Si trattò del primo di due dischi commercializzati contemporaneamente all’omonimo tour mondiale.
Sia Use Your Illusione I che Use Your Illusione II presentano una decisiva svolta nel sound e nelle sonorità della band statunitense. Se il precedente Appetite For Destruction ammiccava apertamente all’hard rock, con pezzi potenti e forti, questi lavori discografici sono più eterogenei e variegati. Accanto a canzoni che risentono delle suggestioni precedenti, troviamo infatti anche ballate melodiche come Don’t Cry, composizioni lunghe e composite o pezzi orchestrali, come November Rain.
METALLICA, METALLICA
Al secondo posto di questa breve classifica sull’inizio degli anni ’90 troviamo i Metallica con il disco omonimo, quinto lavoro pubblicato per la Elektra Records.
Con singolo indimenticabili e di successo come Enter Sandman e Nothing Else Matters, Metallica è tutt’ora l’album di maggior successo commerciale per James Hetfield e soci. Le vendite arrivarono infatti a 25 milioni di copie, dei quali sono 16 negli Stati Uniti.
NIRVANA, NEVERMIND
All’interno di una classifica sui lavori discografici del 1991 è certamente impossibile non citare Nevermind dei Nirvana. Il “disco pop definitivo” che ha trasformato il Grunge in genere mainstream, riuscendo a portarlo fuori dall’ambiente geograficamente circoscritto di Seattle.
Nevermind non ha solo permesso a Kurt Cobain, Krist Novoselic e Dave Grohl di raggiungere il successo internazionale. Ma è ad oggi considerato uno dei maggiori lavori discografici del decennio, un vero e proprio inno generazionale che segnò l’epoca.
OZZY OSBOURNE, NO MORE TEARS
Arriviamo al quarto posto di questa classifica con No More Tears, sesto album di Ozzy Osbourne. Con una stima approssimativa di circa 10 milioni di copie vendute in tutto il mondo, il disco è considerato la terza grande opera solista del Principe delle Tenebre. Subito dopo Blizzard of Ozz e Diary of Madman.
Tra i grandi meriti raggiunti da No More Tears – considerato da molti critici come la vetta artistica di Ozzy Osbourne – anche il contributo artistico, alla stesura di alcuni testi, di Lemmy Kilmister. Il frontman e cantante dei Motorhead era infatti grande amico dell’ex leader dei Black Sabbath.
RED HOT CHILI PEPPERS, BLOOD SUGAR SEX MAGIK
I Red Hot Chili Peppers riescono definitivamente a sfondare nel panorama musicale internazionale con l’album del 1991, Blood Sugar Sex Magik. Con la presenza di novità e svolte di sonorità rispetto al disco precedente – Mother’s Milk – è considerato un importante tassello nell’esplosione del rock alternativo negli States.
A questo lavoro di Anthony Kiedis, Flea e soci è anche legato l’episodio della prima – e non ultima – defezione di John Frusciante dal gruppo. Il chitarrista dirà addio ai RHCP nel 1992, durante il tour in Giappone, a causa dei suoi problemi di tossicodipendenza e della sua incapacità di affrontare la popolarità seguita alla pubblicazione di Blood Sugar Sex Magik.
SOUNDGARDEN, BADMOTORFINGER
Concludiamo questa breve classifica su alcuni degli album migliori pubblicati nel 1991 con Badmotorfinger, di Chris Cornell e i suoi Soundgarden. Grazie all’attenzione che il Grunge stava ricevendo in quel periodo, il terzo album della band statunitense divenne il loro lavoro di maggior successo fino a quel momento.
Se da una parte il sound continuava ad ammiccare a sonorità heavy e pesanti, dal punto di vista compositivo Cornell e soci rivelano qui una maggiore attenzione alla stesura dei testi.