Se si pensa alla figura di Fabrizio De Andrè e a quelle che sono le sue ultime pubblicazioni avvenute dal punto di vista discografico, uno dei brani che riesce ad essere maggiormente incisivo è presente all’interno della memoria collettiva è Dolcenera, canzone che comunica un’incredibile significato e che ha un allaccio storico, comunicato da parte dello stesso Fabrizio De Andrè, più che semplicemente importante. Più nello specifico, il singolo del cantautore italiano pubblicato il 31 dicembre del 1995 come unico estratto dall’album Anime Salve, l’ultimo album in studio che sia stato pubblicato dal cantautore genovese, rappresenta una canzone di incredibile successo e che, allo stesso tempo, riesce ad essere fondamentale per il suo aspetto comunicativo , siaper il significato di cui vuole farsi portatore. Nel raccontarvi questo stesso, vogliamo servirci della storia di Dolcenera, che si basa su quella tragica alluvione di Genova del 7 ottobre del 1970.
La storia di Dolcenera
Pubblicato il 31 dicembre del 1995, il singolo di Fabrizio De Andrè estratto da Anime Salve ha una durata di quasi 5 minuti, e racconta di quella tragica alluvione avvenuta Genova nel 7 ottobre del 1970, attraverso una costruzione che porta all’emergere di due storie parallele. Da un lato, infatti, emerge l’atmosfera tragica dell’alluvione che ha devastato la città natale del cantautore genovese, dall’altra la solitudine di Anselmo, uomo innamorato e non corrisposto da una donna che, cedendo alla sua follia, finisce col vagheggiare e con l’immaginario di avere un rapporto d’amore con la stessa, perdendo completamente il contatto con la realtà e cedendo al sogno di poterla incontrare, non riuscendo ad ammettere a se stesso la mancanza di sentimento da parte della donna.
Il brano, nella sua espressione che l’ha reso celebre, e dettato da una serie di passaggi ritmici e ritmici che lo rendono molto emblematico, data anche la presenza di cori in lingua genovese che sono stati effettuati dalla moglie e dalla figlia di Fabrizio De Andrè, rispettivamente Dori Ghezzi e Luvi De Andrè. Una delle versioni più celebri del brano e quella realizzata all’interno del concerto al Teatro Brancaccio di Roma, del febbraio del 1998.
Le dichiarazioni di Fabrizio De Andrè su Dolcenera
Ad offrire un significato incredibilmente emblematico e, allo stesso tempo, esemplificativo della poetica di Dolcenera è stato lo stesso Fabrizio De Andrè che, in occasione di un suo concerto, ha spiegato quanto segue: “Questo del protagonista di Dolcenera è un curioso tipo di solitudine. È la solitudine dell’innamorato, soprattutto se non corrisposto. Gli piglia una sorta di sogno paranoico, per cui cancella qualsiasi cosa possa frapporsi fra se stesso e l’oggetto del desiderio. È una storia parallela: da una parte c’è l’alluvione che ha sommerso Genova nel ’70, dall’altra c’è questo matto innamorato che aspetta una donna. Ed è talmente avventato in questo suo sogno che ne rimuove addirittura l’assenza, perché lei, in effetti, non arriva. Lui è convinto di farci l’amore, ma lei è con l’acqua alla gola. Questo tipo di sogno, purtroppo, è molto simile a quello del tiranno, che cerca di rimuovere ogni ostacolo che si oppone all’esercizio del proprio potere assoluto.”