Quando Roger Waters lasciò i Pink Floyd dopo l’album The Final Cut del 1983, i restanti membri non erano così felici. Indubbiamente sentivano che avevano voglia di continuare “da soli”, senza la presenza di un membro così forte come Roger Waters, ma al contempo sentivano la sua mancanza. Quale poteva essere la soluzione per attenuare un po’ queste emozioni così particolari? Fare un nuovo disco, cosa che effettivamente accadde nel 1986 con l’uscita del 13° album in studio dei Pink Floyd, A Momentary Lapse of Reason. Ma oggi non si parlerà di questo disco, bensì di un concerto particolare. Si parla di quel controverso concerto a Venezia del 1988, precisamente del 15 luglio, che faceva proprio parte del tour per promuovere il disco.
Il lunghissimo tour del disco
La band non sapeva se l’album avrebbe venduto molto oppure no e per questo motivo pianificò solo una piccola serie di spettacoli nel 1987. Immediatamente capirono che il responso di pubblico era veramente positivo tanto che il tour si estese nei due anni seguenti, con spettacoli enormi in tutto il mondo e la solita stravaganza estetica. Tra effetti di scena, luci, oggetti, laser ecc, erano i soliti grandissimi Pink Floyd. Fino a quando decisero di fare una cosa folle, ovvero un concerto a Venezia. Come saprete, Venezia non è una città esattamente normale, data la presenza di piccole vie, strade e viuzze che impediscono alle auto di girare. Come fare un concerto del genere?
Le paure per il concerto
Quando arrivarono a Venezia nel 1989, i Pink Floyd furono accolti da oltre 200.000 fan. Pensate che c’era un significativo gruppo di veneziani che non aveva alcuna voglia anche solo di permettere la realizzazione di un tale spettacolo, per timore di vedere la città rovinata. Il concerto era stato organizzato affinché si tenesse in piazza San Marco, in coincidenza con la celebre Festa del Redentore. Alcuni giornalisti dissero che il concerto veniva considerato come un assalto contro Venezia, qualcosa di simile a una barbara invasione dello spazio urbano. Tre giorni prima venne posto il veto al concerto perché il suono amplificato avrebbe danneggiato i mosaici della Basilica di San Marco, mentre l’intera piazza sarebbe affondata sotto il peso delle persone.
Cosa fece la band?
La band decise di abbassare i livelli di decibel da 100 a 60 e si esibì su un palco galleggiante ben distante dalla piazza, Fu la RAI a riprendere, girare e trasmettere il tutto, tanto che lo spettacolo venne trasmesso in oltre 20 paesi con un pubblico stimato di quasi 100 milioni. Lo spettacolo fu un grande scandalo, con i tradizionalisti nel governo della città da una parte che criticarono tutto e i progressisti dall’altra, aperti alle nuove tendenze del rock.
Le proteste
I funzionari della città aveva affermato che il concerto aveva fatto nascere 300 tonnellate di spazzatura e 500 metri cubi di lattine e bottiglie vuote. La città non aveva fornito bagni mobili e il pubblico doveva arrangiarsi come poteva, urinando dove capitava. Questo causò molte lamentele nei residenti che chiesero le dimissioni immediate del sindaco. Alla fine non successe nulla e fu davvero meglio così, dato che una band così importante già all’epoca era venuta nella città magica di Venezia a suonare. Non era cosa da tutti. Il controverso concerto a Venezia cambiò molte cose, ma in positivo, alla fine.