Una delle date più iconiche per i Queen e per tutti coloro che li hanno seguiti nella loro lunga carriera corrisponde senz’altro al 13 luglio del 1985. Fu infatti il giorno della meravigliosa esibizione di Freddie Mercury e degli altri membri della band al Live Aid. In circa 20 minuti, la band fu in grado di conquistare il mondo grazie ad una performance mozzafiato. Ecco tutti i segreti del successo londinese della band britannica.
Live Aid, un evento davvero straordinario
L’idea del Live Aid fu messa in atto dal cantante e attività Bob Geldof, frontman della band dei Boomtown Rats. Fu affiancato dal cantautore scozzese degli Ultravox Midge Ure in un progetto davvero unico, in grado di coinvolgere artisti provenienti da ogni angolo del mondo. L’obiettivo del maxi-concerto era quello di organizzare una raccolta fondi a sostegno della gente dell’Etiopia, paese africano che stava vivendo una fase di profonda carestia. Tra le numerose band che furono invitate da Geldof, non potevano assolutamente mancare i Queen. Una scelta dovuta alla loro fama in Giappone e Sud America e alla loro capacità di saper tenere il palco come pochi alti a livello globale.
Le titubanze dei Queen prima di esibirsi al Live Aid
Prima di prendere una decisione definitiva, i Queen ebbero diverse titubanze. I primi dubbi riguardavano il progetto in sé e per sé, che veniva definito irrealizzabile. Quindi, il gruppo guidato da Freddie Mercury era un po’ scettico per la durata limitata delle performance, che non potevano superare i 20 minuti. Ad ogni modo, Geldof fu molto convincente e la band rock prese parte allo straordinario evento. Il quartetto si presentò allo Stadio Wembley di Londra e ottenne riscontri lusinghieri, portando a termine uno dei concerti migliori della sua lunga carriera.
Una preparazione attenta e minuziosa all’evento
Sapendo di avere solo 20 minuti di tempo per mettere in campo tutta la loro classe, i Queen si prepararono in maniera attenta e minuziosa. Selezionarono i brani da eseguire con la massima precisione e affittarono lo Shaw Theatre di King’s Cross per le loro prove. Lavorarono per diversi giorni senza alcuna sosta, chiedendo aiuto ad uno staff di assoluto rilievo e rifinendo nei minimi dettagli il suono, la scaletta, le luci, i monitor. Niente fu lasciato al caso e i risultati si videro.
Una performance memorabile per i Queen
Arrivò quindi il grande giorno. Lo stadio di Wembley contava oltre 72 mila spettatori ed era gremito in ogni ordine di posto. La cerimonia d’apertura vide la presenza di Brian May e Roger Taylor, mentre Mercury e John Deacon arrivarono solo un secondo momento. Freddie indossò la sua ormai emblematica canottiera bianca con jeans e bracciale borchiato sul braccio destro. Nel giro di 20 minuti, la band conquistò il mondo esibendosi in alcuni dei brani storici della sua infinita carriera. Dall’inizio meraviglioso con Bohemian Rhapsody, alla prosecuzione con Radio Ga Ga, Hammer to Fall, Crazy Little Thing Called Love, We Will Rock You e concludendo con We Are The Champions, il pubblico rimase rapito da una performance così memorabile. Brian May ricordò così l’esibizione: “Noi abbiamo suonato bene, ma Freddie era riuscito a portare tutto ad un livello superiore”.
Lo slancio del Live Aid per la carriera dei Queen
Dopo il Live Aid, i Queen tornarono ad essere un gruppo unito. Il bassista John Deacon affermò che il concerto li aveva “totalmente rivitalizzati”, con il ritorno all’entusiasmo di un tempo. Fu proprio un simile evento a fare in modo che il quartetto tornasse a suonare insieme per l’album A Kind of Magic. La band riprese il suo massimo splendore e visse altri anni di alto livello, interrotti bruscamente dalla tragica morte di Freddie Mercury nel 1991.