La città statunitense di Seattle rappresenta, da sempre, una tappa cardine lungo il brillante percorso che, la storia del Rock, ha tracciato nel Nord America. Seattle viene, da sempre, ricordata per essere la culla della rivoluzione sonica del Grunge che, negli anni ’90, spazzò via la platinatura stucchevole del Glam e dell’ Hair Metal che avevano imperversato indisturbati per tutto il decennio precedente.
La Metropoli americana, però, diede i natali ad un’altra, incommensurabile, leggenda della musica moderna; l’eroe della sei corde Jimi Hendrix. Seppur a distanza di diversi decenni, la città si è rivelata come un punto nevralgico per l’arte e la cultura contemporanea nel mondo. Ricordiamo l’apporto immenso di Jimi Hendrix nell’opera di diversi artisti, eppure, la sua figura non viene mai accostata a quella dei padri del Grunge.
Sebbene l’influenza di Jimi Hendrix sulla cultura Grunge statunitense sia profondissima, infatti, l’argomento viene spesso eclissato dai sempre più scontati riferimenti al Punk. Ad oggi, Seattle rappresenta una meta di pellegrinaggio per gli appassionati del Rock, grazie ai meravigliosi tributi osservati dalla popolazione nei confronti di Hendrix e di tutti i musicisti che hanno mosso i primi passi per quelle strade.
Jimi Hendrix nella soundtrack di un film incentrato sul Grunge
Nel 1992 uscì Singles. Un film di Cameron Crowe incentrato sulla vita e gli amori di quattro teenager nella Seattle dominata dal Grunge. La pellicola, infatti, tratta in chiave romanzata alcuni dei principali avvenimenti di quegli anni, interpretati attraverso il punto di vista dei giovani protagonisti. La colonna sonora del film rappresenta un meticoloso artefatto a testimonianza di quel periodo storico. La soundtrack di Singles, oltre a comprendere alcuni brani dei capostipiti del Grunge come i Pearl Jam e i Soundgarden, presenta alcune evergreen ad opera di Mother Love Bone e Mudhoney.
Accanto alle band simbolo del Grunge, nella soundtrack di Singles, compare un brano di Jimi Hendrix, May This Be Love. Si tratta di una canzone particolarmente melodica ed orecchiabile che si discosta in maniera particolare dalle atmosfere e dalla trama della pellicola. Sembrerebbe che il regista abbia inserito il brano per rimarcare l’apporto del leggendario chitarrista all’interno della cultura musicale degli anni ’90.
Jimi Hendrix era un virtuoso, il cui slancio, si proiettava verso il futuro remoto sin dai primi tempi. Un musicista eclettico che elevò il mondo della chitarra verso nuovi orizzonti inesplorati. Il Grunge si contrapponeva agli esercizi di stile dei chitarristi degli anni ’80, eppure Jimi Hendrix, seppe rimarcare la sua presenza anche in quell’universo apparentemente caotico e furioso; vediamo come.
Le sperimentazioni del chitarrista riflesse sulla scena degli anni ’90
Sebbene Jimi Hendrix sia stato un maestro indiscusso capace di rendere la chitarra un mezzo etereo di comunicazione emotiva, questi si affermò, in termini applicativi, come un visionario, adottando l’utilizzo di diversi effetti che, negli anni successivi, divennero un caposaldo nel mondo del Rock, del Metal e di tutte le loro sottocategorie, Grunge Compreso.
Sia chiaro, Jimi Hendrix non fu il primo ad utilizzare la distorsione nei suoi brani, né tanto meno la inventò. Hendrix non fu neanche il primo ad utilizzare il feedback dal vivo per condire i suoi riff e i suoi esplosivi assoli. Il chitarrista, però, rivelò al mondo come, queste tecniche, potessero risultare provvidenziali per la riuscita di un brano o, addirittura, di un intero disco. Fornendo esempi indimenticabili delle sue teorie attraverso tracce iconiche come Foxy Lady e Purple Haze, Jimi Hendrix fu il primo a rendere determinati effetti indispensabili.
Il mondo del Grunge, si basava su poche, semplici, certezze, ma di certo, la cattiveria dei riff e delle melodie sulle quali si scagliavano poderose e graffianti linee vocali, era dettata dall’utilizzo spasmodico di distorsioni. In sintesi, l’apporto di Jimi Hendrix sul mondo del Grunge, era dovuto alla meticolosità con cui, questi, orchestrava l’aspetto emozionale dei suoi brani, attraverso l’uso degli effetti e la semplicità con cui usava registrare le sue canzoni.